Al Governo italiano è stato richiesto di tutelare e rappresentare le piccole marinerie siciliane dinanzi all’Agrifish Council, in programma a Bruxelles dopodomani, martedì 15 dicembre, nel corso del quale si discuterà di un’ulteriore riduzione dello sforzo di pesca nel Mar Mediterraneo entro il 2025. Circostanza che, ovviamente, ha messo in allarme tutte le marinerie europee che si affacciano sul Mediterraneo e quella siciliana in particolare, costretta a competere con le marinerie nordafricane con il carico delle limitazione dei regolamenti europei sulla pesca. La richiesta di attenzione per il comparto della pesca isolano giunge dall’eurodeputato del Movimento 5 Stelle Ignazio Corrao. «Le marinerie siciliane già stritolate da regole europee inadeguate, oggi sono letteralmente sul lastrico a causa degli effetti economici della pandemia da Coronavirus. Dato che in questo caso il Parlamento Europeo non ha ruolo, la palla passa totalmente al Governo. È assolutamente necessaria una presa di posizione forte da parte del governo italiano in Europa a tutela delle nostre marinerie e dei nostri pescatori». Corrao con l’occasione ricorda al Governo Conte la condizione in cui lavorano i pescatori siciliani, alcuni da mesi trattenuti nelle carceri libiche. «A tal proposito – dice Corrao – so che la Farnesina sta lavorando per riportarli a casa, ma ovviamente in Sicilia c’è una situazione di gravissimo sconforto. Tornando al comparto, stiamo chiedendo risposte ufficiali alla Commissione Europea. Le possibilità di pesca vengono stabilite dal Consiglio sulla base di una proposta della Commissione, senza alcun intervento del Parlamento. Tocca quindi adesso agli stati membri che si riuniranno per l’AGRIFISH council decidere cosa succederà. Sul tavolo ci sarebbero ancora limitazioni sulla pesca nel Mediterraneo. Noi abbiamo chiesto alla Commissione come siano giunti a queste valutazioni e ci hanno confermato che la proposta si basa sul risultato di un incontro del comitato tecnico, scientifico ed economico per la pesca (CSTEP) tenutosi a settembre durante il quale sono state esaminate anche le conseguenze socio economiche di una riduzione dello sforzo di pesca. In sostanza per soddisfare la domanda di pesce come il gambero rosa, il tonno o il pesce spada, lo si dovrà importare da altri mari. Una situazione che ovviamente preoccupa le nostre marinerie. Secondo la Commissione però le conclusioni del documento non sono ancora disponibili, ma sappiamo che la percentuale proposta è stata scelta per consentire il raggiungimento dell’obiettivo del piano di gestione WESTMED (raggiungimento del rendimento massimo sostenibile entro il 2025) tenendo conto delle conseguenze sociali ed economiche sul settore». «Morale – conclude Corrao – tocca al governo del nostro Paese far pesare in Europa le preoccupazioni e le esigenze del comparto, l’Italia faccia valere la voce dei nostri pescatori».