Polizia e Guardia di Finanza hanno confiscato beni per un valore complessivo di 15 milioni di euro a Vito Marino, 55 anni, figlio del defunto boss di Paceco Girolamo, noto come “Mommu u nanu”. Il provvedimento di confisca ha riguardato 26 beni immobili, 2 beni mobili registrati e 9 società (con i relativi capitali sociali e i pertinenti beni aziendali) nonché 8 conti correnti e rapporti bancari per un valore di circa 15 milioni di euro. Gran parte dei beni oggetto della confisca erano già stati posti sotto sequestro nel giugno del 2018 al termine di una indagine economico finanziaria di Polizia e Guardia di Finanza che aveva portato alla luce un’associazione a delinquere messa in piedi per truffare lo Stato e l’Unione europea per un importo complessivo di oltre 29 milioni di euro di contributi pubblici ad imprese agricole e del settore della trasformazione alimentare. Tutte società riconducibili a Vito Marino, tra di esse la Vigna Verde Srl, la Olearia Pacheco Società cooperativa a r.l., la Ceralseed Srl. La confisca, materialmente eseguita da agenti della Divisione Anticrimine della Questura e Finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Trapani, è stata eseguita su decreto emesso dal Tribunale di Trapani, a seguito di proposta per l’applicazione di misure di prevenzione personali e patrimoniali avanzata dal Questore e dal Procuratore della Repubblica di Trapani. Le indagini sul patrimonio di Vito Marino prese le mosse da una terribile vicenda di cronaca: il triplice omicidio di Angelo e Luca Cottarelli, padre e figlio e della compagna del primo Marzenna Topor, avvenuto a Brescia il 28 agosto del 2006. Un delitto per il quale Marino è stato definitivamente condannato all’ergastolo. Indagando a partire da quella strage gli investigatori sono giunti a Marino, che era in rapporti con Angelo Cottarelli per l’acquisto e la fatturazione di macchinari per le sue imprese di trasformazione di prodotti agricoli. I beni posti inizialmente posti sotto sequestro risultano essere di un valore inferiore alla truffa posta in essere da Vito Marino, pertanto il Tribunale di Trapani ha disposto anche il sequestro per equivalente di altri beni e quote sociali della “Cantina Rinascita Società Cooperativa Agricola a mutualità prevalente” in cui Marino era socio fino al raggiungimento della somma dell’illecito arricchimento conseguito dallo stesso Marino.