Tornerà in un’aula giudiziaria il processo contro Roberto Sparacio, l’ingegnere di origine palermitana, residente a Pantelleria, che il GUP del Tribunale di Trapani ha condannato a 5 anni e 8 mesi, riconoscendogli la seminfermità mentale, per tre attentati con materiale esplosivo e sostanze chimiche che ferirono altrettante persone. Tra questi, lo ricordiamo un investigatore della sezione di Pg della Procura, Gianni Aceto, rimasto ferito ad una mano nell’esplosione di un pen drive e poi costituitosi parte civile con l’avvocato Nino Sugamele. Stessa tecnica per un attentato a Palermo, dove un ragazzo perse due dita. C’è poi l’episodio di un ex dipendente di Sparacio, gravemente ferito da una “trappola” allestita con una sostanza chimica. L’avvocato difensore dell’ingegnere Sparacio, Carlo Emma, ha proposto appello sostenendo la non imputabilità del suo assistito in quanto totalmente infermo di mente, quindi contestando l’esito della perizia psicologica e psichiatrica redatta dal collegio di periti che sancirono la seminfermità mentale dell’ingegnere Sparacio. L’avvocato Emma nell’appello chiede il rinnovo della istruttoria probatoria e contesta anche la decisione del Gup che a suo dire avrebbe commesso un errore nel computo della pena ritenendo tra loro disgiunti i tre episodi contestati quando invece avrebbero dovuto essere considerati frutto di un unico disegno criminoso. Inoltre l’avvocato Emma ha chiesto la piena assoluzione relativamente al reato di possesso di materiale esplodente (nella foto di copertina una immagine del video della squadra mobile nel laboratorio dell’ingegnere Sparacio a Pantelleria). L’appello infine punta anche alla riforma delle sanzioni penali non ritenute commisurate alle esigenze risarcitorie e alla riforma delle statuizioni risarcitorie stabilite in un totale di 100mila euro per le parti civili.