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lunedì, Marzo 18, 2024
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Camillo Oddo e Dario Safina replicano a “Base Riformista”

La condizione emergenziale dovuta alla pandemia e gli ultimi accadimenti politici dovrebbero lasciare spazio ad una maggiore etica della responsabilità. Dovremmo sentirci tutti un pò più partecipi delle incertezze collettive e più impegnati a dare il nostro contributo a superare le tante difficoltà che incontrano pezzi corposi della società, dovute alla crisi economica causata dalla emergenza sanitaria, che in taluni casi crea smarrimento e autentico dolore. Sfruttare il nostro tempo per rafforzare il senso di comunità, per dare il nostro indispensabile apporto al buon funzionamento delle nostre istituzioni, a tutti i livelli. Il Partito Democratico, in tutte le sue articolazioni, dalla sua base al vertice, è chiamato ad un surplus di volontà e di determinazione, perché sempre più dovrà garantire il suo contributo per uscire da una crisi difficile che porta con sé davvero tanti rischi. In questo contesto le polemiche di queste ore sono davvero fuori luogo. Danno l’immagine di un partito che si occupa delle sue vicende interne e non dei tanti seri problemi che vivono i territori e le comunità locali. Le argomentazioni di Base Riformista hanno, per così dire, basi fragili, non condivisibili. Il percorso unitario, costruito nei mesi scorsi, continua ad essere uno strumento utile e necessario per il governo del partito. Un percorso che abbiamo voluto tutti e che tutti siamo chiamati a rispettare. Il partito, in questi mesi, ha discusso, si è confrontato, lasciando ad ogni suo componente, la possibilità di esprimersi ed ha anche votato, quando è stato necessario, con esiti che vanno nella direzione dell’unità tranne poche eccezioni. Un partito parla anche con gli atti e gli atti dicono che sulle scelte intraprese c’è stato un sostanziale consenso, non una maggioranza che ha voluto imporsi. Del resto il percorso unitario che tutti abbiamo condiviso, ancora oggi, al di là delle note e dei comunicati stampa, viene ribadito dall’equilibrio di giugno che nessuno ha messo in discussione. Se ci trovassimo di fronte ad un nuovo scenario interno avremmo registrato atti sostanziali perchè dalle cariche ci si può sempre dimettere quando si assumono scelte e comportamenti che stridono seriamente con il clima unitario che li ha determinate.    Le cariche sono invece state finora confermate ed è un bene che sia così e bisogna fare di tutto perché il percorso unitario venga confermato e rafforzato. L’unità, lo abbiamo detto in tanti e siamo tutti d’accordo, non è unanimismo. E’ invece sintesi, espressione di un confronto. Ed è, soprattutto, condivisione che va ricercata con onestà intellettuale, senza forzature, senza continue fughe in avanti non concordate e senza farsi irretire o condizionare da questioni che il partito può vivere in altre sedi, in altri livelli politici. La linea politica del Pd trapanese va discussa all’interno dei suoi organismi dirigenti, nei suoi Circoli, non certo sulla stampa, indicando strategie e soluzioni che non sono state sviscerate nelle sedi opportune. Il Segretario Venuti e la segreteria provinciale hanno rispettato il mandato ricevuto lo scorso mese di giugno. Pertanto non si può straparlare di  uomini soli al comando perché hanno sempre avuto e continuano ad avere il sostegno e la fiducia del partito, non di una maggioranza. Il Pd trapanese non è il partito dei ricorsi all’organo di garanzia.  Sta provando ad essere, dopo aver fatto ammenda degli errori del passato in terra di Sicilia e rispetto al deliberato dell’ultima Direzione provinciale,  il partito delle regole che valgono per tutti e soprattutto che sono a garanzia di tutti.  Anche perché nel Pd trapanese potrà esserci materia dialettica ma  arrivare ad indicare gli altri come se fossero  avversari mi sembra fuori da ogni sennata logica.  Chi ritiene di poterlo fare rischia di uscire dalla logica di partito e di sbandare   in malo modo verso inedite forme di disfattismo gratuito.  Non ci sono bande nel partito. E’ un’affermazione irrispettosa per chi la pronuncia perché si autodefinisce componente di una banda. Nel Pd trapanese, che ha scelto l’unità, non ci sono bande e non possono emergere forme correntizie organizzate, che rischiano di essere lette, dai più,  come un partito nel  partito. E perché la loro presenza sarebbe un evidente tradimento dello spirito unitario che appartiene ad ogni singolo rappresentante di questo partito. Bene ha fatto la Direzione provinciale, nella sua ultima riunione in videoconferenza, a soffermarsi, fra l’altro, anche su questo aspetto.  La scelta unitaria soprattutto in Sicilia è stata inpegnativa e non certo scontata, il metodo Zingaretti ha prevalso.  Merito e umiltà. Dialogo nel rispetto di ogni sensibilità politica-culturale che compone il PD.  No io ma noi.  Ricordo bene come, dalle nostre parti, tale impostazione è stata declinata,  definita e costruita con generosità e apertura mentale rifuggendo da sterili protagonismi. Ora abbiamo l’obbligo prima morale e poi politico di valorizzarla. Bisogna farlo con forza, determinazione e rispetto degli altri. Questo sicuramente si aspettano i cittadini della provincia di Trapani.

                                                                    on. Camillo Oddo – Avv. Dario Safina

Trapani lì, 27 Genaio 2021

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