I pubblici ministeri Rossana Penna e Matteo Delpini hanno incentrato – per larga parte e comunque ipotesi di reato che ha scaturito l’indagine a più ampio raggio negli anni seguenti…- la loro inchiesta sulla fornitura d’acqua alle Egadi da parte della Marnavi, società che gestisce – assieme alla Vemar di Roma – il servizio sulle isole minori per la Regione Siciliana seppur la procedura negoziata è diretta con il Ministero della Difesa. Infatti, nell’avviso di conclusioni delle indagini preliminari depositato lo scorso 29 gennaio, questa imputazione è la “più vecchia” riportando la dicitura, come da prassi, “reati commessi in Favignana dal giugno 2013 all’agosto 2018”. Fra gli indagati compaiono il rappresentante legale della società napoletana Domenico Ievoli e Antonia Vittozzi, dirigente e “longa manus” dell’amministratore dell’azienda che avrebbe “adottato modelli di organizzazione e gestione illecita per l’esecuzione del contratto di pubblica fornitura di acqua potabile con nave cisterna”. A consentirglielo, per i PM, Giuseppe Pagoto e gli assessori Vincenzo Bevilacqua e Giovanni Sammartano, quest’ultimo subentrato nel secondo mandato dell’ex sindaco nella delega al servizio all’approvvigionamento idrico, “omettendo di disporre qualsiasi effettivo controllo sulla buona esecuzione”. Oltre a loro, avrebbero agevolato il disegno criminoso il dipendente dell’EAS Gaetano Surano, quello del Comune Giovanni Febbraio ed il lavoratore subordinato Francesco Campo, “tutti incaricati e preposti dall’amministrazione alle cosiddette manovre dell’acqua, controfirmando i buoni di consegna compilati dai Comandanti delle navi Naxos e Valais”, Emiliano Vitiello, Francesco Martorana e Angelo Ribaudo, tutti destinatari del provvedimento e coinvolti a vario titolo – per gli investigatori – nella frode, addirittura, “provvedendo talora a sversare direttamente in mare l’acqua trasportata in eccesso rispetto al fabbisogno reale.  Un ingiusto danno per lo Stato di oltre 1 milione e 300 mila euro” a vantaggio delle 2 compagnie. Il “vantaggio” della corruttela, tuttavia, non sarebbe chiaro, tanto che nell’ordinanza che portò il GIP di Trapani ad emettere 11 misure cautelari lo scorso 17 luglio, lo stesso “sottolinea come il pubblico ministero, con motivazione assolutamente condivisibile, non abbia avanzato alcuna richiesta di misura cautelare nei confronti del Pagoto per corruzione in considerazione della mancanza di gravi indizi idonei a dimostrare che le donazioni della Marnavi e della Vemar (all’amministrazione per la festa del Santissimo Crocifisso per 21 mila e 500 euro in tre anni) costituissero il compenso per le condotte illecite” dell’ex sindaco, ritenendo che “le utilità percepite dal Pagoto, comunque, non raggiungevano la soglia della gravità indiziaria, atteso che anche altra società (la Siremar) era usa sponsorizzare vari eventi ed associazioni locali…”. Viceversa, per il Bevilacqua, vi sarebbe stata qualche assunzione stagionale di suoi parenti stretti. Ad ogni modo, una indagine che poi ha determinato le intercettazioni e le investigazioni della Tenenza della Finanza dell’isola che avrebbe riscontrato i reati di falso ideologico in atti pubblici, turbata libertà degli incanti e turbata libertà del procedimento di scelta del contraente; ed ancora: corruzione elettorale, abuso d’ufficio, smaltimento illecito di rifiuti pericolosi, quasi tutti commessi per i PM nel 2018 tranne quello di peculato imputato all’ex direttore romano dell’Area Marina Protetta, Stefano Donati, che sarebbe stato commesso dal 2014 al 2018.