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Il Crocifisso Miracoloso della chiesa di San Domenico

di Mario Torrente

Secondo la leggenda il Crocifisso Miracoloso custodito nella chiesa di San Domenico sarebbe stato scolpito da San Nicodemo, il discepolo che assieme a Giuseppe D’Arimatea seppellì il corpo di Gesù Cristo. Sono tante le storie che si narrano su questo antichissimo Crocifisso, secondo la tradizione arrivato a Trapani nel 1200 dalla Palestina con i padri Domenicani. Al suo interno, sotto il costato, si dice che ci sarebbe una reliquia della passione di Cristo, conservata proprio una fessura ricavata nel legno. Quando venne esposto a Torino assieme alla Sindone, grazie alle moderne tecnologie venne individuata una cavità all’altezza dell’addome, proprio come si tramanda da secoli.

Il Crocifisso Miracolo custodisce tanti segreti e secoli di storia che dall’oriente, forse proprio dalla Terra Santa, lo hanno portato a Trapani nel periodo in cui la città era crocevia di crociati. Non a caso nella chiesa di San Domenico c’è una cappella, la cappella dei crociati, con una finestra orientata verso Gerusalemme. In questa antichissima chiesa, costruita nel punto più alto di Trapani, sono sepolti i sovrani di Navarra, Teobaldo e Isabella, oltre che il figlio di re Federico II, il piccolo Manfredi morto in città dopo essere caduto da cavallo nel novembre del 1317. Aveva undici anni. Il sarcofago, dove da settecento riposa il bambino, si trova nella parte destra dell’altare centrale. Insomma, qui c’è davvero tanta storia vera, da raccontare e scoprire, anche per gli stessi trapanesi, che dovrebbero avere più consapevolezza del grande patrimonio cultuale della città in cui sono nati. Anticamente, nei momenti difficili, i loro antenati andavano a chiedere aiuto proprio a quel Crocifisso in legno che raffigura il Cristo già morto. Ma che da sempre è immagine di speranza e vita.

Già, perché in caso di pestilenza o carestia il Crocifisso veniva portato in processione per le vie della città. E accadeva che la pestilenza andava via, come avvenuto nel 1524, quando si narra che cominciò a sanguinare dal costato. O che inaspettatamente arrivava il frumento, come durante la carestia del 1672 che in Sicilia uccise centomila persone. Ma a Trapani, mentre che il Crocifisso era in processione, entrarono in porto due navi cariche di frumento che sfamarono la popolazione, ormai allo stremo. Qualche decennio prima, nel 1624, accade pure che una donna cieca acquistò la vista dopo essersi passata negli occhi un fazzoletto unto con l’olio che alimentava la lampada del Simulacro.

Ma l’episodio più famoso, quello per cui è conosciuto come Crocifisso Miracoloso, è quello del bambino Rocco. Era il 1641. Questa vicenda venne attestata da un notaio e dal vescovo di Mazara. Allora la Diocesi di Trapani non esisteva. Il racconto narra di un bambino, con i morsi della fame nello stomaco, che chiese del pane a sua madre. La donna, non avendo cosa dargli per sfamarlo, gli disse di andare a chiedere del pane al Crocifisso che stava nella chiesa di San Domenico. E così fece il piccolo Rocco, che dopo esserci inginocchiato in preghiera ricevette il pane proprio dalla mano di Gesù. Tornato a casa e mostrato quel pane morbido e profumato alla madre, in città si sparse subito la voce di quel prodigio. Ed una volta entrati a San Domenico, le persone accorse in chiesa si accorsero che il braccio destro di Gesù era schiodato dalla Croce, con la mano rivolta verso il basso. E si gridò al miracolo.

Da allora il Crocifisso rimase con l’appellativo di “miracoloso”. Per molto tempo continuò ad essere adorato dai trapanesi, che lo portavano in processione ogni volta che la città attraversava momenti difficili. Una devozione oggi dimenticata. Anche nei periodi in cui ce ne sarebbe bisogno. Ma i tempi sono cambiati. La fede resta, la preghiera pure. Ma il bisogno di processione ed il legame con i Simulacri di un tempo, forse, non è più lo stesso. Rimane comunque una bellissima storia da raccontare. E da condividere. Per non dimenticare ciò che eravamo. Ed i culti da cui proveniamo.

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