di Valerio Antonini
Quando arrivai a Trapani nel 2023 per la prima volta rimasi sorpreso. Venivo da 7 anni di Stati Uniti e 2 anni di Londra, tra le mete turistiche più esclusive del Mondo. Scesi a Birgi, i bar erano tutti chiusi perché, mi dissero, era l’unico volo in arrivo da lì al giorno dopo. Non c’era alcuna navetta che mi portasse fino al centro ma, comunque, fui portato dai miei suoceri in città. Più o meno erano le 22,00: bar chiusi, ristoranti chiusi ad eccezione di uno sul lungomare. Pensai, “sarà festa”. Quando mai, era solo fine Gennaio e compresi che fino a dopo Pasqua la situazione sarebbe rimasta la stessa.
Furono settimane passate a godermi le bellezze del territorio, dalle Egadi ad Erice, dalle Saline a San Vito, Da Castellamare a Trapani, Da Marsala a Segesta e Selinunte. Che incrocio spettacolare tra bellezze naturali e storiche che ha questa provincia. Così, incuriosito, studiai i numeri legati al turismo. Drammatici. Hotel 5 Stelle in tutta la provincia solamente 2; Ristoranti stellati ZERO. Resort esclusivi Zero. Non capivo. Non c’era alcun piano di sviluppo se non qualche conferenza stampa in “politichese” che rendevano poco interessante perderci più di 5 minuti ad ascoltare.
Il litorale trapanese abbandonato a spiagge libere che l’estate ti fanno passare la voglia di passarci vicino. Di fronte, interi quartieri cittadini in stato di degrado o abbandono. Un edificio adibito a Polo Universitario che cade a pezzi dall’esterno, un Cimitero (non ne avevo mai visto uno sul lungomare) e tante varie stonature immobiliari incomprensibili. E poi la follia di tutti questi piccoli comuni distaccati da un incrocio stradale o poco più, ognuno con i propri interessi legati, anzi slegati, dall’obiettivo comune finale: quello dello sviluppo. Possibile che si debba continuare ad avere due comuni distinti come ERICE e TRAPANI quando la Città è una e potrebbe beneficiarne diventando davvero un polo fondamentale dell’intera Sicilia Occidentale, giustificando anche investimenti regionali che oggi stentano ad arrivare?
Era il Maggio 2023. La storia la conosciamo. Trapani Calcio e Trapani Shark sono oramai realtà, vincono entrambe subito i rispettivi campionati. Entrano tra i professionisti, con il sottoscritto che a sue spese rende idonei gli impianti a poter svolgere attività sportiva nonostante siano del Libero Consorzio e del Comune di Trapani, che di investimenti ne fanno zero. Mi convinsi che sotto la spinta emotiva delle vittorie e del progresso sportivo, con un entusiasmo degno dei grandi cambiamenti storici di un territorio, ci potesse essere la svolta. Mi convinsi che avremmo avuto le autorità comunali, attraverso l’assessorato al turismo, promotori di programmi di sviluppo con aperture al mondo dell’imprenditoria immobiliare -mobiliare nazionale ed internazionale, che presentassero un cambio al piano regolatore del territorio per favorire il sorgere di attività hoteliere, residenziali e della ristorazione ai massimi livelli. Ero sicuro che ci sarebbe stato uno sviluppo del porto di Trapani degno di tale nome incluso il nascere di Marine turistiche attrezzate al meglio.
Risultato? Per me il nulla totale.
Cui prodest?
Perché questo immobilismo?
Addirittura alcuni dei responsabili vengono riconfermati ad occupare i loro ruoli pur avendo chiari i fallimenti di questo settore, con numeri di sviluppo ai minimi storici. E io, che investo milioni nel settore dello Sport, che propongo addirittura di fare un Polo Sportivo degno di una metropoli mondiale, che non ricevo neanche una risposta ufficiale alle proposte di sviluppo e che anzi mi vedo recapitare delle richieste di rendicontazione minuziose e dettagliate di quanto investito al PalaShark dove anche il meno esperto comprenderebbe che gli importi sono superiori anche all’intera concessione trentennale affidata alla Trapani Shark.
La ricetta ce l’ho molto chiara ed è il momento di sedersi intorno ad un tavolo, includendo quegli imprenditori seri di cui questo territorio è pieno, dalla famiglia Castiglione, al Gruppo di Gaspare Panfalone, al Gruppo Sottile e cosi via. Persone che hanno a cuore lo sviluppo di Trapani e che sono frustate da decenni di immobilismo e aspettano finalmente il loro momento per contribuire.
Proporrò questo tavolo di lavoro sia al Comune di Trapani sia a quegli imprenditori che sono interessati a farne parte in maniera importante e spinti da una ferma volontà di rendere Trapani finalmente la porta d’entrata dell’Europa e non la porta d’uscita dell’Africa.
Ci riusciremo?
Io ci credo e tu?