“A carte scoperte” di Marco Civoli: la cura

Tra var, arbitri e un finale di stagione che promette sorprese

A carte scoperte
A carte scoperte

Ha avuto una fortuna sfacciata, nella disavventura palese di un fischio permeato di assurdità. Giorgio Vergaro arbitro della sezione di Bari ha concesso un calcio di rigore al Benevento, scambiando un colpo per un colpo di mano, sull’1 a 0 per il Trapani. E improvvisamente caduto in trance lo ha fatto calciare due volte per un vizio regolamentare. Capovolgiamo l’epilogo. Pareggio del Benevento e promozione diretta in B dell’Avellino a scapito del Trapani di Lescano (si fantastica un poco, suvvia). Non oso immaginare le reazioni di Valerio Antonini. Denunce, tribunale, invasione della Puglia, e stato di emergenza nazionale (caro presidente, la prego stia al gioco, lei che da tempo fa della tecnologia uno dei suoi cavalli di battaglia). Più semplicemente Jacopo Manconi la prima volta ha mirato il cielo, la seconda ha trovato sulla sua strada Davide Barosi, al suo esordio stagionale in maglia granata. Risultato finale Trapani batte Benevento 1-0, terza vittoria consecutiva con Aronica II e flebile, sottile, carognosa speranza sabato prossimo di prendere l’ultimo vagone dei play off.

A partire dagli atti conclusivi del campionato comparirà il mini Var. La cura per le ingiustizie, l’asso nella manica per i colleghi di Vergaro, l’asso di denari del designatore Ciampi. Lo strumento prevede che con l’ausilio di un operatore video il direttore di gara si avvalga della possibilità di dotarsi di un monitor a bordo campo. Una sorta di Var light, leggero, con un supporto massimo di quattro telecamere. E una decisione da cambiare in corsa solo in presenza di “un chiaro ed evidente errore” dell’arbitro da 200 euro a partita (nel senso di prestazione erogata). Errore sollecitato, chiamato. FIGC all’avanguardia, coscienze più sbiancate, maggiore trasparenza. Una cura efficace insomma. 

Più difficile salvare club dalla storica tradizione come Messina, Foggia, Triestina e Lucchese finiti nella ragnatela dell’improvvisazione e delle false promesse. Qui la cura sarebbe drastica. E probabilmente neppure efficace.

Marco Civoli