Francesco, il Papa che voleva essere sepolto “come ogni cristiano”

Pamela Giacomarro e Chiara Conticello

Con la morte di Papa Francesco, si apre una nuova fase per la Chiesa cattolica: da oggi la Sede Apostolica è vacante. È cominciato ufficialmente il periodo che intercorre tra la morte del pontefice e l’elezione del suo successore. Un tempo sospeso, carico di attesa, che avviene sotto la guida di regole antiche e rinnovate, ma segnato questa volta da un cambiamento profondo, voluto proprio dal Papa che oggi la Chiesa accompagna nel suo ultimo viaggio.

Francesco lo aveva detto chiaramente, più volte, e lo aveva messo nero su bianco: voleva un funerale semplice, essenziale, privo di orpelli.
«Ho disposto di essere vegliato e sepolto con dignità, come per qualsiasi altro cristiano. Che si faccia una sola veglia e con il Papa già dentro la bara».
Il suo desiderio è diventato realtà con il nuovo rituale funebre per i pontefici, pubblicato nel novembre del 2024, che ha rivoluzionato la prassi secolare delle esequie papali.

Sarà alle 20 il rito della constatazione della morte e della deposizione nella bara, nella Cappella della Domus Sanctae Marthae, presieduto dal cardinale camerlengo Kevin Farrell. Nessuna esposizione su cuscini, nessun cataletto: solo una veglia, una bara di legno e zinco, e un saluto carico di spiritualità e umanità. Un addio che parla la lingua della sobrietà, quella che Francesco ha scelto per sé, fedele alla sua visione di un papato vicino alla gente.

Prima, precisamente alle 19, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, il cardinale vicario per la diocesi di Roma, Baldassare Reina, che questa mattina ha annunciato la morte del Pontefice, presiederà una celebrazione eucaristica in suffragio di Francesco, alla quale sono invitati presbiteri, diaconi e tutti i fedeli della diocesi.

Le tappe del rituale restano le tre “stazioni” tradizionali – la casa del defunto, la Basilica Vaticana e il luogo della sepoltura – ma riformulate in chiave più semplice e intima. Eliminata la triplice bara di cipresso, piombo e rovere, abolita la traslazione nel Palazzo Apostolico, semplificati i titoli pontifici e snelliti i testi liturgici. La bara del Papa sarà esposta direttamente nella Basilica di San Pietro, senza essere posta in alto, come accadeva in passato.

Intanto si stanno diffondendo notizie sul motivo della morte del Sommo Pontefice. La certezza arriverà nelle prossime ore, ma sarebbe stato un ictus la causa della morte di Bergoglio. Nelle prossime ore, la Santa Sede dovrebbe diffondere una nota ufficiale.

Nonostante la morte di Papa Francesco, la Santa Sede ha reso noto che le celebrazioni del Giubileo proseguiranno, ma in tono diverso. Le messe già in programma si svolgeranno regolarmente. Sospese, però, le canonizzazioni, tra cui quella di Carlo Acutis prevista per il 27 aprile e quella di Pier Giorgio Frassati il 3 agosto.

Intanto, anche lo Stato Italiano sembra si stia preparando a fronteggiare l’arrivo di migliaia di pellegrini nella Capitale. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, è in contatto con il capo del Dipartimento della Protezione civile, Fabio Ciciliano, al quale ha chiesto di attivare ogni azione necessaria per garantire l’ordinato afflusso e l’assistenza dei fedeli, sia per le esequie del Pontefice sia per la futura cerimonia di intronizzazione del nuovo Papa. Per domani mattina, martedì 22 aprile, è convocato un Consiglio dei ministri, che affiderà formalmente alla Protezione Civile il coordinamento delle attività, come avvenne nel 2005 per i funerali di Giovanni Paolo II.
Nel frattempo, si mette in moto la macchina della successione. Il periodo di sede vacante è regolato dalla costituzione apostolica Universi Dominici Gregis, promulgata nel 1996 da Giovanni Paolo II e modificata da Benedetto XVI. È proprio Ratzinger ad aver previsto la possibilità di anticipare l’inizio del Conclave se tutti i cardinali elettori sono già a Roma. Tuttavia, la legge stabilisce un termine massimo: entro 20 giorni dall’inizio della sede vacante, dovrà iniziare l’elezione del nuovo Papa.

Durante questo periodo, il Vaticano è affidato alla guida del cardinale camerlengo – oggi Kevin Farrell – mentre il cardinale decano, Giovanni Battista Re, ha il compito di convocare tutti i cardinali a Roma, elettori e non. Le congregazioni generali, incontri a porte chiuse, permetteranno ai porporati di riflettere insieme sul futuro della Chiesa e sui profili possibili per il prossimo Vescovo di Roma.

Quando sarà tutto pronto, il Conclave entrerà nel vivo. I cardinali elettori si trasferiranno stabilmente a Casa Santa Marta, senza contatti con l’esterno, telefoni oscurati, locali bonificati, sotto la sanzione della scomunica per eventuali violazioni del segreto. A quel punto, con il tradizionale “Extra omnes”, il maestro delle celebrazioni liturgiche, monsignor Diego Ravelli, darà inizio alle votazioni nella Cappella Sistina.
A ogni votazione, le schede vengono bruciate nel camino della Sistina: il fumo nero segnala la mancata elezione, il bianco l’arrivo del nuovo Pontefice. Una volta eletto, il nuovo Papa si ritira nella cosiddetta “stanza delle lacrime” per indossare i paramenti papali. È un momento di intima commozione: là dove Francesco parlò di una “pace profonda e inspiegabile, ma anche di buio totale”.
Dopo l’accettazione dell’elezione e la scelta del nome pontificale, i cardinali renderanno omaggio al nuovo Pontefice, intonando il Te Deum. Poi, dalla Loggia delle Benedizioni della Basilica Vaticana, il cardinale protodiacono – il corso Dominique Mamberti – annuncerà al mondo: Habemus Papam.

Quella stessa loggia che vide Francesco affacciarsi per la prima volta il 13 marzo 2013, chiedendo al popolo una benedizione prima di offrirla, tornerà ad accogliere il volto di un nuovo successore di Pietro. Ma il segno lasciato da Bergoglio – nella sua morte come nella sua vita – resterà: un Papa che ha scelto la strada della fraternità, della semplicità, della verità. Un figlio della Chiesa, sepolto come ogni altro figlio. Un pastore che, anche nell’ultimo addio, ha voluto camminare accanto al suo popolo