di Fabio Pace
Fabio Damiani e Salvatore Manganaro. Antonino Candela e Giuseppe Taibbi. Attorno a queste due coppie emerge, dall’inchiesta della Guardia di Finanza, un sistema criminale perfettamente organizzato con l’unico obiettivo di ricavare dagli appalti della sanità pubblica denaro e potere. Due “coppie di fatto” in cui gli uni (Damiani e Candela) erano, all’interno del sistema sanitario regionale, i referenti degli altri (Manganaro e Taibbi) che, a loro volta si interfacciavano con le imprese del settore, come mediatori di appalti truccati, gare pilotate, collettori di tangenti. “Sodali intermediari” li definiscono gli investigatori. Ciascuna coppia rappresenta un punto di riferimento per le aziende che voglio lavorare nel settore della sanità. La Tecnologie Sanitarie, una delle imprese indagate, si trova così a giocare la sua partita corruttiva su due “tavoli”, quello di Candela, «in particolare ansia ed affanno – scrivono gli investigatori – in quanto bramoso di ottenere, alla scadenza del suo incarico, nuovi mandati (cosa poi non avvenuta), e quello di Damiani, che nutriva verso il primo un odio ed una diffidenza, assolutamente reciproche, tali da portarlo a mettersi su posizioni del tutto antagoniste, sul quale pure “scommettere” viste le sue bramosie di incarichi futuri più prestigiosi (come in effetti avvenne con la nomina all’ASP di Trapani)». Non solo denaro, mazzette e tangenti, quindi, ma anche l’accorta costruzione di una carriera, tassello dopo tassello, una acquisizione di potere spendibile al tavolo delle trattative “politiche” al momento della distribuzione degli incarichi. Candela fallirà l’obiettivo, Damiani lo centrerà divenendo nel dicembre del 2018 Direttore Generale dell’ASP Trapani. Candela poi recupererà quando verrà messo a capo della struttura di emergenza per il Covid19. Una indagine complessa e articolata che prende le mosse da un esposto presentato nel settembre del 2017 al Nucleo di Polizia Economica e Finanziaria delle Fiamme Gialle. Il classico sassolino che provoca una valanga. Una gara che ha condotto agli approfondimenti investigativi sulle gare bandite dalla Centrale Unica di Committenza regionale siciliana, e nei confronti di Fabio Damiani, che oltre ad essere dirigente responsabile della CUC Regionale, era anche il responsabile unico del procedimento (RUP) oggetto della originaria contestazione. Quell’episodio, apparentemente marginale, porta i finanzieri a disvelare, progressivamente, un sistema e a ricostruire legami, rapporti e contrasti. «Figura centrale e perno di tutta l’indagine è pero l’avvocato Fabio Damiani» scrive il GIP. Il “patto di ferro” tra Damiani e Manganaro è «assolutamente stabile e duraturo nel tempo (tale da consentire la configurazione di una vera e propria associazione a delinquere)». Manganaro stesso in alcune intercettazioni di autodefinisce “faccendiere” ma è Fabio Damiani che «in forza della indiscussa esperienza e capacità professionale maturate sul campo, in molti anni in cui era stato prima Direttore UOC al Provveditorato dell’ASP 6 di Palermo e Direttore del Dipartimento Risorse Economiche, nonché Dirigente Responsabile della Centrale Unica di Committenza della Regione Siciliana e Presidente di commissioni di gara, “pilotava”, “orientava” e condizionava – scrive ancora il GIP – tutte le gare di appalto, del valore anche di centinaia di milioni di euro». Non a caso l’operazione prende il nome di “Sorella Sanità” dallo pseudonimo, appunto “sorella”, con il quale Manganaro chiamava Damiani indicandolo a terzi.