Tanti ragazzi, accompagnati dai propri genitori, ma anche liberi cittadini contrari al numero chiuso si sono riuniti a Palermo, all’Hotel Ai Cavalieri, per condividere una battaglia ideale lanciata dallo studio legale Leone-Fell & C. e firmare la petizione contro il numero chiuso che ha già all’attivo oltre 50.000 firme, raccolte in meno di un mese.
“Da anni lottiamo contro il numero chiuso e un sistema di accesso a Medicina e alle professioni sanitarie che non premia il merito e mortifica i nostri giovani – hanno detto Francesco Leone e Simona Fell, parlando a una gremita sala – e quello di quest’anno è stato il peggiore test di sempre. Come si può parlare ancora di numero chiuso quando interi reparti chiudono e le Asp sono costrette ad assumere medici stranieri? La nostra sanità è al collasso e rettori e sindacati si trincerano dietro a un sistema d’accesso anacronistico e dannoso”.
I legali hanno parlato di tutte le irregolarità rintracciate: dalla ripetizione delle domande tra le due sessioni (di aprile e luglio) alla diffusione e compravendita dei test on-line da parte di candidati e scuole di preparazione, fino ai dubbi sull’equalizzatore.
I quiz ripetuti e la compravendita dei file
Per la prima volta nella storia dei test di Medicina, i quiz somministrati ai candidati sono stati ripetuti non solo nella stessa sessione, ma anche nella sessione successiva. In questo modo, chi ha partecipato ai test di aprile ha potuto memorizzare e segnare in un file le domande del proprio test. In rete poi, c’è chi ha raggruppato tutte queste informazioni creando un vero e proprio database non ufficiale su cui prepararsi. Questi file sono stati creati anche dalle scuole di preparazione che hanno mandato i propri docenti e tutor a svolgere i test al fine di carpire informazioni da utilizzare per avvantaggiare i propri iscritti.
“Si parla di parità di trattamento nei concorsi pubblici – dichiarano Francesco Leone e Simona Fell – ma qui invece ci siamo trovati davanti a una disparità senza eguali, tra chi ha avuto accesso ai file e chi no, tra chi si è potuto permettere economicamente una costosa scuola di preparazione e chi no”.
Il punteggio equalizzato
Poiché i test erano differenti da candidato a candidato con domande prese da un database comune, per poter valutare in maniera equa i partecipanti ai Tolc, è stato messo a punto un sistema di equalizzazione: ad ogni domanda veniva assegnato un coefficiente di difficoltà dato dal numero di risposte corrette/sbagliate della prima sessione di aprile.
“Un sistema fallace – spiegano i legali – perché varia in base alla platea e, considerando che per la prima volta hanno potuto prendere parte anche i ragazzi di quarto anno con un programma non ancora svolto, non capiamo come possa essere considerato attendibile. Inoltre, abbiamo anche scoperto che le domande somministrate non erano neanche attinenti ai programmi ministeriali dei licei. Com’è possibile dunque stilare una graduatoria in questo modo?”
Le denunce e l’appello al Ministro
Tutto questo, prove alla mano, è stato inserito in un esposto depositato alla procura di Palermo e una denuncia alla polizia postale, che avrebbe già trovato i primi riscontri, e all’interno dei ricorsi depositati al Tar Lazio.
Dopo la prima conferenza stampa, tenutasi il 4 settembre, il giorno prima della pubblicazione della graduatoria, studenti, genitori e cittadini si sono costituiti in Comitato per l’abolizione del numero chiuso. La prima azione è stata proprio la petizione al ministro Bernini per chiedere l’abolizione del numero chiuso e una riforma vera del sistema d’accesso ai corsi universitari in ambito sanitario. L’appello che ha superato le 50.000 firme su change.org verrà consegnato presso la sede del Mur il 25 ottobre al culmine di una manifestazione organizzata dal comitato a Roma, che partirà dalla sede del Tar Lazio, in concomitanza con le prime udienze che si svolgeranno proprio quel giorno.
La petizione su Change.org
Gentile Ministro Anna Maria Bernini,
ci rivolgiamo a Lei in qualità di giovani, famiglie e semplici cittadini preoccupati per il loro futuro e per quello della sanità italiana. La situazione attuale ci impone di affrontare con urgenza la questione del numero chiuso e del sistema d’accesso a Medicina che – a causa delle vicende dell’ultima sessione di Tolc – ha invaso le pagine dei principali quotidiani italiani.
È innegabile che l’Italia stia affrontando una delle più gravi situazioni in ambito sanitario e assistenziale: la carenza di medici è ormai cronica. Lo abbiamo visto durante pandemia di Covid-19 e continuiamo a vederlo, ancora oggi: corsie ospedaliere vuote, medici in pensione richiamati in servizio, medici stranieri assunti per non chiudere i reparti. I cittadini muoiono perché privati di assistenza medica di prossimità e ospedaliera ma il sistema del numero chiuso, unica causa di questo sfacelo, resta intoccabile e tenacemente protetto da pochi interessi di parte.
Noi riteniamo che sia giunto il momento che la politica, a partire da Lei signora Ministro, debba prendersi le sue responsabilità e rivedere profondamente il sistema d’accesso alla formazione medica considerando improcrastinabile l’abolizione del numero chiuso.
Il metodo attuale d’accesso alle professioni mediche non tiene infatti conto né delle esigenze reali del nostro sistema sanitario né prevede un sistema di selezione legittimo e meritocratico.
L’ultima sessione del Tolc, in particolare, può essere considerata la peggiore procedura selettiva di sempre. Signora Ministro chieda pure ai candidati cosa è stato realmente l’ultimo test di medicina…
Un calvario costato caro a migliaia di famiglie dove non è stata la preparazione ad essere premiata, né è stato l’impegno ad avere la meglio. No. È stata la casualità di un quiz iperspecialistico e la fatalità di un sistema “equalizzato” aleatorio a decretare chi potrà proseguire per la propria strada e chi no, ledendo quel diritto allo studio sancito dal nostro ordinamento.
Il diritto allo studio non può essere neanche ad appannaggio di chi ha maggiori possibilità economiche e può permettersi l’iscrizione, sin dagli anni del liceo, in costose scuole di preparazione. Così come non è neanche corretto che un ragazzo del liceo si concentri di più nella preparazione ai test piuttosto che preoccuparsi del proprio percorso scolastico.
L’apertura ai test anche ai ragazzi di quarto anno getta poi ulteriori ombre sui Tolc e sull’equalizzazione. Come può un ragazzo di quarto anno rispondere a domande specialistiche, quando ad aprile (o addirittura a febbraio per il Tolc 2024) non ha neanche ultimato il programma del suo anno? Eppure, la stessa norma che disciplina il Tolc prevede chiaramente che i quesiti debbano basarsi sull’intero programma della scuola secondaria superiore. Perché allora fare partecipare ragazzi che ancora non hanno concluso il loro percorso formativo, pur sapendo a priori che non potranno rispondere compiutamente a tutte le domande, finendo con il distorcere i risultati dell’equalizzazione?
Allo stesso modo ci domandiamo come sia stato possibile prevedere la somministrazione delle medesime domande tra le due ultime sessioni del Tolc. Non era prevedibile che candidati e scuole di preparazione avrebbero autoprodotto delle banche dati ad aprile per ottenere un indebito vantaggio a luglio?
Alla luce anche dell’ultima sciagurata sessione del Tolc, diverse Regioni, come la Campania, l’Emilia Romagna e il Veneto stanno lavorando per eliminare il numero chiuso, con proposte di legge e Ddl regionali. Serve una riforma vera, e serve adesso.
Le chiediamo dunque di guardare all’intera vicenda e, con onestà intellettuale, analizzare le falle di un sistema imperfetto, per rivedere una volta e per tutte il metodo d’accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria e Veterinaria.
Servono più medici che possano anche coprire la totalità delle borse erogate per le Specializzazioni mediche (2043 quelle non assegnate quest’anno per mancanza di candidati).
Servono più medici per garantire uno standard elevato di assistenza sanitaria. Servono più medici per affrontare con determinazione le sfide del futuro.
E servono, caro Ministro, giovani che abbiano la possibilità di mettersi in gioco, credere in loro stessi e che, soprattutto, abbiano fiducia nel proprio Paese senza essere costretti ad andar via.