Scandalo carcere Pietro Cerulli: la posizione della Camera penale di Trapani

Un provvedimento, quello nei confronti di alcuni agenti di polizia penitenziaria in servizio al carcere di Trapani, che apre ancora una volta uno squarcio sulle difficoltà legate alla gestione dei detenuti.

Oltre ai sindacati di categoria che hanno fatto sentire la propria voce, da Trapani è il direttivo della Camera penale che prova a riaprire il dibattito.

Il direttivo di Camera penale, a seguito dei provvedimenti adottati dall’Autorità giudiziaria nei confronti di alcuni appartenenti alla polizia penitenziaria in servizio presso la locale “casa circondariale”, prescindendo da ogni valutazione di merito, ad oggi assistita dalla presunzione di non colpevolezza, coglie l’occasione per stigmatizzare con forza le disumane condizioni in cui versano gli istituti di pena italiani e quello trapanese in particolare che, per gli avvocati trapanesi, risente della “sostanziale indifferenza della classe politica, che anzi manifesta adesione emotiva ad episodi di lesione della dignità umana”.

Un po’ di dati per far capire il fenomeno: il numero di detenuti in Italia, al 30.10.2024, ha raggiunto la cifra di 62.110 persone, con un trend in costante crescita, le morti ascritte a suicidio quest’anno sono già ben 81, il corpo di polizia penitenziaria è spesso sotto organico, come nel carcere trapanese, associazioni indipendenti hanno, negli anni, accertato condizioni invivibili di intere sezioni, come nel caso di quella trapanese in cui si sarebbero consumati i fatti ascritti, a vario titolo agli indagati, tra i ristretti vi sono anche detenuti in condizioni psichiatriche incompatibili con la reclusione.

A fronte di un tale deficit democratico, il direttivo della Camera penale di Trapani richiama le autorità competenti ad adottare interventi strutturali urgenti idonei a ripristinare le condizioni costituzionali di espiazione della pena e di sottoposizione alla custodia cautelare.