Truffa aggravata, intestazione fittizia, autoriciclaggio e violazione della normativa sui subappalti, l’ipotesi di reato formulata dalla Procura di Trapani a carico di tre imprenditori, due trapanesi e uni palermitano, raggiunti, questa mattina, da una ordinanza di custodia cautelare. Il provvedimento è stato emesso dal Gip che ha condiviso la tesi investigativa dei carabinieri.
Le indagini sono state concentrate sull’attività di un imprenditore di 46 anni, Francesco Salvatore Russo, coinvolto nel processo scaturito dall’operazione antimafia denominata Scrigno. Questi, secondo l’accusa, mediante aziende edili e agricole, intestate fittiziamente alla moglie, con la complicità degli altri indagati, avrebbe eseguito alle Egadi, in subappalto e violando le normative, lavori pubblici di manutenzione che si erano aggiudicate altre imprese. I proventi, poi, sarebbero stati reimpiegati e reinvestiti per acquistare beni immobili e automezzi.
L’imprenditore 46enne, trapanese, è finito agli arresti domiciliari con l’obbligo di indossare il braccialetto elettrico. Divieto di dimora, invece, per la moglie. L’autorità giudiziaria, inoltre, ha disposto il sequestro preventivo delle
ditte e dei beni riconducibili all’indagato, nonché della somma di circa centomila euro quale provento dei lavori eseguiti in subappalto.