Trapani si mobilita per Alberto Trentini

Completamente isolato, senza contatti con la famiglia, avvocati o rappresentanti consolari. Sarebbe questa la situazione in cui si ritrova Alberto Trentini, cittadino italiano e operatore umanitario, fermato il 15 novembre scorso dalle autorità del Venezuela mentre svolgeva il suo lavoro per una ONG internazionale impegnata nell’assistenza umanitaria alle persone con disabilità.

Il giovane si trovava in Venezuela per svolgere il suo lavoro come operatore umanitario sul campo. Una missione che negli ultimi 20 anni lo ha visto impegnato con dedizione.

In queste settimane gli amici di Alberto Trentini si sono uniti e hanno avviato una raccolta firme per chiedere alle Istituzioni Italiane, Europee e alle Nazioni Unite di agire con urgenza per ottenere il suo rilascio immediato e la piena tutela dei suoi diritti fondamentali.

Ma non solo.

Si chiede anche di assicurare regolare assistenza consolare, legale e medica e permettere contatti regolari con i familiari, avvocati e con la rappresentanza consolare.

I familiari e gli amici, insomma, vogliono delle risposte concrete, vogliono sapere tutto quello che è successo.

Ma sembrerebbe che nessuno stia facendo nulla. Nessuno, tranne chi conosce Alberto. Tra questi, anche una ragazza trapanese, amica del giovane veneziano, che ha chiesto l’aiuto del Comune di Trapani e del vicepresidente del Consiglio Andrea Genco, che in queste ore si sta mobilitando.

«Sto cercando di dare una mano affinché l’attenzione dell’opinione pubblica resti alta – ha spiegato il consigliere Genco -. Invito tutti quanti a sottoscrivere la petizione online per liberare Alberto e riportarlo in Italia.

Ho già chiesto al presidente del Consiglio comunale di Trapani di appendere, nel balcone del palazzo comunale, uno struscione che mi è stato fornito proprio dagli amici di Alberto. Ho poi già inoltrato a tutti i colleghi della provincia e i sindaci della provincia un appello affinché facciano altrettanto».