Le dimissioni di Ferdinando Croce da direttore generale dell’Asp di Trapani arrivano in un momento carico di tensioni e polemiche. A commentare duramente la scelta è l’onorevole Nino Oddo, che non risparmia critiche né all’ex manager sanitario né a chi lo ha sostenuto politicamente.
«Una scelta, quella di Croce, che fatta a questa data non gli fa onore – ha dichiarato Oddo –. Avrebbe dovuto rimettere il mandato o quantomeno mettere a disposizione la sua poltrona quando sono apparse chiare le dimensioni dello scandalo che aveva investito l’Asp da lui diretta. Una scelta che avrebbe avuto una sua dignità».
Secondo l’ex parlamentare regionale, la permanenza di Croce alla guida dell’Azienda sanitaria provinciale non è stata frutto di merito, ma di logiche di potere.
«Forse mal consigliato dai suoi referenti politici, ha ritenuto che le coperture di cui godeva – e che del resto gli avevano consentito la nomina a direttore generale pur in presenza di un curriculum, per usare un eufemismo, molto debole – gli avrebbero garantito lo status di intoccabile. Così non è stato».
Oddo sottolinea come sia stato lo sdegno dell’opinione pubblica a cambiare le carte in tavola, costringendo anche i livelli più alti della politica a prendere le distanze.
«Il disappunto e lo sdegno della pubblica opinione hanno travolto i giochi di potere che lo coprivano. Fino al punto che lo stesso Musumeci lo ha mollato in un’intervista al Corriere della Sera».
Ma il giudizio di Oddo va oltre la persona di Croce, puntando il dito anche su altri livelli di responsabilità istituzionale: «Come ho avuto modo di ribadire più volte, la sua responsabilità va condivisa con chi, ai vari livelli – dal reparto all’assessorato a Palermo – come Croce ha sottovalutato quello che stava avvenendo».
Infine, una stoccata sulle dichiarazioni che Croce avrebbe fatto nelle ultime settimane, in cui avrebbe chiamato in causa altri funzionari e dirigenti: «Anche in questo caso – ha concluso Oddo – le sue chiamate in correità, fatte dopo molti mesi dai fatti, hanno il sapore acre di chi cerca di scaricare il barile fuori tempo massimo».