Province, salta il voto del 15 dicembre in Sicilia?


Ci eravamo forse illusi che, davvero stavolta, si potesse ritornare ad avere un Ente intermedio, quale appunto le ex Province regionali, operativo come un tempo seppur con elezioni di secondo livello che prevedono, cioè, che siano candidabili solo sindaci ed amministratori in carica e sempre loro i soli chiamati a recarsi alle urne per rinnovare i vertici degli enti. Al voto sei province (Agrigento, Caltanissetta, Enna, Ragusa, Siracusa e Trapani) per eleggere presidenti e consiglieri dei liberi consorzi. Nelle tre Città metropolitane (Palermo, Catania e Messina) si voterà soltanto per i Consigli metropolitani, dal momento che il vertice dell’ente sarà affidato al sindaco della Città metropolitana.

La data delle elezioni, stabilita con decreto del presidente della Regione, Renato Schifani, e dell’assessore alle Autonomie locali, Andrea Messina, è stata fissata per il prossimo 15 dicembre. Ma forse salta tutto poiché si apprende che la maggioranza all’ARS si sarebbe accordata per presentare un disegno di legge da approvare in corsia preferenziale per tornare all’elezione diretta del Presidente della provincia e dei consiglieri provinciali bypassando le restrizioni della legge Delrio.

Per far sì che tutto questo sia possibile è stato presentato e calendarizzato in prima commissione Affari Istituzionali un disegno di legge che bloccherebbe l’elezione di secondo grado e confermerebbe i commissari straordinari nominati sino alla data dell’elezione diretta che dovrebbe essere fissata, quindi, al 15 giugno 2025.

Una norma che è ad oggi palesemente incostituzionale, perché la Corte Costituzionale ha detto che le elezioni non si possono rinviare ulteriormente e non si possono tenere gli Enti commissariati.

Una exit strategy, quella sulla quale stanno accelerando i partiti di maggioranza, che concederebbe ulteriore tempo ai partiti stessi per trovare i necessari accordi elettorali. Ma secondo l’opposizione, e in particolare secondo Antonello Cracolici, deputato regionale del PD, “si va incontro ad una grave violazione statutaria che può portare allo scioglimento dell’Ars” .

Se dovesse passare questo provvedimento Cracolici ha infatti dichiarato che presenterà un ricorso per chiedere l’annullamento del voto poiché, in assenza di una una legge nazionale che autorizza a votare in deroga alla Delrio, anche in Sicilia si deve votare con il sistema di secondo livello.

I prossimi saranno, oggettivamente, giorni di contrapposizione netta fra le parti.

Nicola Baldarotta