Il 25 gennaio ricorre il 42° anniversario dell’assassinio del giudice Gian Giacomo Ciaccio Montalto, figura simbolo della lotta contro Cosa Nostra.
Magistrato integerrimo, Ciaccio Montalto era noto per il suo impegno contro le cosche mafiose della provincia di Trapani, in particolare contro il clan dei Minore, i Rimi e gli Agate.
Le sue indagini rivoluzionarie si focalizzavano sul tracciamento dei flussi finanziari illeciti e sull’applicazione della Legge antimafia Rognoni – La Torre, allora appena introdotta.
Nella notte tra il 24 e il 25 gennaio 1983, il giudice fu ucciso con armi da fuoco mentre stava rientrando nella sua abitazione a Valderice. Questo vile omicidio segnò profondamento la società italiana, evidenziando il pericolo a cui erano esposti i magistrati che si opponevano alla criminalità organizzata.
Tra i mandanti dell’omicidio, Salvatore Riina e Mariano Agate. I due agirono per vendetta e per prevenire ulteriori azioni legali contro le cosche.
Oggi il sacrificio di Ciaccio Montalto viene ricordato come esempio di dedizione alla giustizia, nonostante il contesto storico di omertà e negazione della presenza mafiosa. Questo annivesario rappresenta un’occasione per riflettere sull’importanza di continuare a contrastare la criminalità organizzata in ogni sua forma.
Stamattina, a Valderice, il giudice è stato ricordato con una cerimonia ufficiale. Presente anche il Prefetto di Trapani, Daniela Lupo.
LE PAROLE DEL SINDACO STABILE
«È doveroso in questo giorno, ricordare e mettere in risalto la grande integrità
morale del Giudice, e con i giovani presenti ci siamo confrontati sui temi della legalità e
dell’agire, che deve essere sempre in contrasto con ogni atteggiamento malavitoso e di
sopraffazione.
Il grande lavoro che il Giudice ha svolto per il nostro territorio, va tramandato
agli studenti che, ogni anno, partecipano alla commemorazione, perché è solo
preservando la memoria storica, e confrontandosi sulle azioni che ognuno di noi mette in
campo, a prescindere dal ruolo che assume in società, che si può avere un cambiamento
sociale e civile, che di certo non deve essere omertoso né tantomeno sottomesso ai
soprusi del malaffare».