Ponte sullo Stretto, scontro sui controlli antimafia

Una norma inserita all’ultimo minuto nel decreto Infrastrutture. Un intervento diretto del presidente della Repubblica per farla cancellare. E ora un emendamento annunciato in Parlamento per rimetterla in gioco.
Lo scontro tra il Quirinale e il ministero delle Infrastrutture sul sistema di controlli antimafia per il Ponte sullo Stretto di Messina accende le tensioni istituzionali e riapre il dibattito sulla gestione di un’opera che continua a dividere da anni.

Lunedì, il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini aveva annunciato l’approvazione del decreto Infrastrutture in Consiglio dei Ministri. Prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, però, e una volta al vaglio del Quirinale, il decreto è stato modificato nella parte dedicata ai controlli antimafia. Salvini e il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, infatti, avevano previsto di trasferire la competenza dei controlli alla struttura centralizzata per la prevenzione antimafia del Viminale.
Una scelta, quella dei due ministri, che aveva un obiettivo dichiarato: rafforzare i controlli contro le infiltrazioni mafiose.

Peccato che, come spiegato dalla Presidenza della Repubblica, quella norma non fosse contenuta nel testo inviato inizialmente al Quirinale. È apparsa, infatti, solo poche ore prima della riunione del Consiglio dei Ministri.
«La legislazione in vigore – ha chiarito il Colle – contempla norme antimafia rigorose per opere come il Ponte di Messina. La norma proposta prevedeva invece una procedura speciale, adottata finora soltanto in casi di emergenza, come i terremoti, o per eventi straordinari. Basti ricordare che la procedura speciale autorizza anche a derogare ad alcune norme previste dal Codice antimafia, deroghe non consentite dalle regole ordinarie per le opere strategiche di interesse nazionale».

Insomma, secondo Mattarella, non si può applicare una procedura d’emergenza in assenza di un’urgenza, come avviene in caso di disastri ambientali o eventi eccezionali.

La risposta di Salvini non si è fatta attendere, respingendo al mittente ogni insinuazione su eventuali scorciatoie: «Durante l’iter di conversione in legge del decreto, in Parlamento, si discuterà delle procedure antimafia», ha assicurato.

Intanto, tra rilanci politici e veti istituzionali, si infiamma ancora una volta il dibattito su un’opera che continua a dividere il Paese.