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Lingue straniere quasi sconosciute nel Sud Italia

Nel mondo globalizzato di oggi, conoscere più lingue è essenziale non solo per viaggiare o trasferirsi all’estero, ma anche per avere successo sia a livello personale che professionale. Secondo uno studio dell’Università di Varsavia, i professionisti multilingue possono guadagnare fino al 35% in più rispetto alla media. Ma oltre al vantaggio economico, imparare una lingua straniera apre nuove prospettive culturali e sociali.

Preply, una piattaforma di apprendimento online, ha condotto un sondaggio su 1.000 italiani per capire meglio il livello di competenza linguistica nel paese. I risultati hanno rivelato una realtà mista, con un trend positivo verso il multilinguismo.

– 48% degli italiani parla solo italiano;

– 37% degli intervistati conosce almeno un’altra lingua;

– 10 persone su 1.000 parlano quattro o più lingue.

I dati mostrano che la conoscenza delle lingue straniere è più diffusa tra i giovani: il 46% degli italiani tra i 16 e i 34 anni parla almeno due lingue, mentre solo il 37% degli over 55 può dire lo stesso.

Non sorprende che l’inglese sia la lingua straniera più parlata in Italia, seguito da francese (12%) e spagnolo (9%). Queste lingue romanze, simili all’italiano, sono più facili da apprendere per molti italiani. Altre lingue straniere parlate includono l’albanese, l’arabo, il cinese, e il russo, riflettendo la diversità culturale del paese.

La distribuzione delle competenze linguistiche varia significativamente tra le regioni:

– In Lombardia, Veneto e Abruzzo, più del 20% dei residenti parla tre o più lingue.

– In Molise, quasi un intervistato su sei è poliglotta.

In Puglia e in Sicilia, la percentuale di persone in grado di parlare una sola lingua supera il 60%. Anche in Liguria, Lazio, Campania, Calabria e Sardegna più della metà degli abitanti parla solo italiano. Fanalino di coda per l’Umbria. I risultati del sondaggio rivelano una realtà sorprendente: in alcune delle regioni turistiche più affascinanti d’Italia, come Sicilia, Sardegna e Calabria, molti residenti non parlano lingue straniere, nonostante i settori lavorativi più popolari siano il turismo e la ristorazione. Considerando l’elevato flusso di turisti stranieri, per chi lavora in questi settori, la conoscenza dell’inglese, del tedesco o di altre lingue parlate dai visitatori potrebbe rappresentare un enorme vantaggio.

Queste differenze possono essere attribuite a fattori economici e geografici. Le regioni del nord, vicine a paesi come Francia e Svizzera, beneficiano infatti di scambi culturali ed economici che incentivano l’apprendimento delle lingue.

Anche Internet ha rivoluzionato l’apprendimento delle lingue, con piattaforme come Preply che offrono lezioni flessibili e accessibili che hanno facilitato l’accesso all’educazione linguistica, specialmente tra i giovani. Senza considerare il ruolo delle scuole e delle università che promuovono sempre più gli scambi internazionali e l’insegnamento bilingue, sottolineando l’importanza delle lingue straniere.

La diversità linguistica in Italia è una risorsa, dunque, preziosa che va oltre i benefici economici, rappresentando una finestra sul mondo. Tuttavia, rimangono sfide da affrontare, soprattutto nelle regioni del sud.

di Valeria Marrone

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