La mafia trapanese era interessata ai contributi che gli Enti locali elargivano durante l’emergenza pandemica. A Custonaci era Cosa nostra ad indicare i nominativi dei beneficiari degli aiuti economici. E’ emerso nell’ambito dell’operazione denominata Scialandro culminata, all’alba di oggi, nell’esecuzione di 21 misure restrittive di cui 17 in carcere e 4 agli arresti domiciliari.
Colpite le famiglie di Trapani, Custonaci e Valderice. Tra gli arrestati l’ex vice-sindaco di Custonaci Carlo Guarano accusato di concorso esterno in associazione mafiosa. Indagati, invece, l’ex sindaco Giuseppe Morfino, l’ex assessore Giovan Battista Campo e un consigliere comunale di maggioranza tuttora in carica.
Guarano, secondo le risultanze investigative, come Matteo Messina Denaro, imprecava contro le manifestazioni antimafia: “Sempre sto minchia di Falcone e Borsellino”, Secondo gli inquirenti il vice sindaco sarebbe stato eletto con i voti dei clan costituendo un punto di riferimento in giunta per le cosche. “Ancora un ‘altra vita ha … altri cinque anni si deve… a lui…a lui in questi cinque gli è servito di fare scuola guida… ora deve portare la macchina..”, dicevano di lui due mafiosi intercettati parlando del ruolo che aveva avuto il politico nel favorire i loro affari e di quel che ancora avrebbe potuto fare.
Il blitz è stato eseguito dalla Dia di Palermo di concerto con gli agenti della Squadra mobile di Trapani e con i carabinieri del Nucleo investigativo. Dalle indagini, andate avanti per due anni, sarebbe emerso che il Comune di Custonaci era nelle mani dell’ organizzazione criminale.
Erano, infatti, i boss che indicavano all’Amministrazione le persone che dovevano beneficiare dei contributi per far fronte all’emergenza Covid, nonché le imprese che si dovevano aggiudicare gli appalti pubblici. Una delle imprese aveva proceduto all’assunzione fittizia di un ergastolano per consentirgli di beneficiare della semilibertà.
Il controllo socio-economico del territorio veniva attuato anche attraverso estorsioni e intimidazioni nei confronti dei titolari di aziende agricole che venivano “convinti” con le minacce a non acquistare terreni che interessavano alle cosche.
L’operazione congiunta, coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia e dall’aggiunto Paolo Guido, oltre a svelare le collusioni tra la vecchia amministrazione comunale di Custonaci e i clan ha consentito agli investigatori di ricostruire l’organigramma delle famiglie locali.
In carcere con l’ordinanza del giudice per le indagini preliminari Alfredo Montalto finiscono Pietro Armando Bonanno, Mario Andrea Buzzitta, Giuseppe Costa, Santo Costa, Gaetano Gigante, Luigi Grispo, Vittorio Giuseppe Grispo, Carlo Guarano, Andrea Internicola, Francesco Lipari, Paolo Magro, Giuseppe Maltese, Vito Manzo, Giuseppe Maranzano, Vito Mazara, Roberto Melita, Francesco Todaro.Arresti domiciliari per Gaetano Barone, Mario Mazara, Mariano Minore, Giuseppe Zichichi.