Pantelleria brucia di nuovo

La Perla Nera del Mediterraneo brucia ancora. Dopo l’incendio che nel 2016 ha mandato in fumo gran parte della biodiversità della Montagna Grande (dando la spinta finale alla creazione del Parco Nazionale) sembrava che la situazione fosse rientrata. Qualche anno di tregua e poi, ci risiamo. E in questi ultimi anni una vera e propria escalation. Gli incendi hanno ripreso a distruggere parti importanti dell’isola. L’ultimo, in ordine di tempo, ieri sera. Le fiamme sono partite verso le 18.00 da terreni incolti in Contrada Kamma, nella zona sotto al cimitero. Hanno poi velocemente risalito la cuddia lambendo peraltro due abitazioni.

Una volta che collina è bruciata tutta, le fiamme si sono spostate nella parte bassa verso la perimetrale, distruggendo la macchia mediterranea verso Punta Karace. In tarda serata, verso le 23, l’incendio sembrava spento grazie anche a una nuova attrezzatura in dotazione ai Vigili del Fuoco, una specie di cannone che “spara” acqua a grande distanza. In quella zona un dammuso occupato da turisti è stato evacuato e gli ospiti sono stati trasferiti in hotel.

Durante la notte il fuoco è ripreso anche se sembrava sotto controllo e in mattinata è stato nuovamente domato. Ma il forte vento, alimentando le braci ancora roventi, lo faceva riaccendere con ancora più forza. Vigili del Fuoco, Carabinieri Forestali e Protezione Civile hanno dovuto lottare su diversi fronti. Sotto la collina del cimitero di Kamma dove le fiamme minacciavano da vicino le case che vi sorgono. E sotto la strada perimetrale che il fuoco è riuscito a scavalcare bruciando la macchia e scendendo con incredibile velocità verso il mare.

Alle 12.15 il tanto agognato arrivo di un Canadair dall’aeroporto di Trapani che, con un intenso lavoro, sembrava stesse riuscendo a domare l’incendio e limitare i danni. Poi, verso le 13.30, a quanto pare per un malore del pilota,il canadair ha fatto rientro a Trapani. Nel frattempo ne è arrivato un secondo, che si è guastato. Si attende l’arrivo di un terzo. Nonostante l’incessante lavoro svolto la situazione sembra stare precipitando. Il cambio nella direzione del vento (da Scirocco a Maestrale) sta spostando l’incendio nella zona di Cala Tramontana. Tutti i residenti e turisti di quella zona e della parte sotto la contrada Tracino (Canìa) sono stati evacuati dalle loro abitazioni e invitati a dirigersi verso Piazza Perugia (Tracino), area di riunione individuata dalla Protezione Civili.

Sonia Anelli, direttrice del Parco Nazionale Isola di Pantelleria, ci ha detto che “La situazione è piuttosto impegnativa. Si tratta di un lavoro congiunto tra Corpo Forestale, Comune di Pantelleria e Parco Nazionale. Stiamo attendendo l’arrivo del terzo Canadair per aiutarci. Tutte le forze sono impegnate in un lavoro di squadra, dalla Protezione Civile, ai Carabinieri Forestali, ai Carabinieri, l’Aeronautica, il Corpo Forestale Regionale, i Vigili del Fuoco e la Guardia Costiera. Stanno tutti lavorando per spegnere l’incendio, ma la situazione non è tranquilla. Speriamo che l’arrivo del terzo Canadair possa aiutarci a dare una svolta”.

Numerosi turisti e locali si sono ammassati a Gadir e nel curvone di Khamma Fuori per assistere al terribile spettacolo. La visione di un film diverso ma dalla stessa trama. Che ha riportato subito alla mente le immagini agghiacciati dell’incendio di meno di un anno fa di Cuddia Catalana. In una situazione meteorologica molto simile. Vento di scirocco fortissimo e temperature sopra i 40 gradi. Così come in questi giorni torridi di fine luglio. Locali e turisti che vengono evacuati e portati in hotel. I più fortunati, i vip dell’isola, ospitati sullo yacht di Armani, anche lui lambito dalle fiamme. Sembra un film già visto. Con un finale scontato. Che nessuno vorrebbe rivedere.

Bisognerà poi fare i conti dei danni procurati alle bellezze naturalistiche del dell’isola. Ma non è ancora il momento. Pare che gli ettari bruciati siano circa trenta. Ma è forse troppo presto per fare bilanci. E pensare che proprio ieri i Carabinieri Forestali avevano denunciato un bracciante agricolo di 68 anni ritenuto responsabile dell’incendio scoppiato la settimana scorsa a Rekale e Nikà che aveva ridotto in cenere tre ettari di terreno. Soddisfatti dell’incessante attività di sorveglianza del territorio che le autorità competenti, coordinati dal Reparto dei Carabinieri del Parco Nazionale Aspromonte di Reggio Calabria, stanno portando avanti con l’obiettivo di fare rispettare le normative e tutelare il patrimonio naturalistico nel territorio del Parco.

Giuliana Raffaelli