L’iniziativa rientra nell’ambito del progetto “Valorizzazione aree Rete Natura 2000”.
Ad Erice sono state piantate trenta querce. Si tratta di alberi di 15 anni, quindi già ben visibili percorrendo la via Apollinis o il sentiero di Porta Castellammare, nei pressi del Quartiere Spagnolo, della specie “quarcus virgiliana”, la stessa dell’esemplare di circa 300 anni che si trova poco sotto, nel versante dei Runzi della montagna. Tra l’altro questo grande albero, alto più di 25 metri, è stato segnalato come monumentale alla Regione nell’ambito del progetto del Comune di Erice che punta alla valorizzazione delle aree Rete Natura 2000 che ha portato, tra le altre cose, ad una serie di interventi selviculturali, tra cui, per l’appunto, la piantumazione delle trenta querce ma anche alla messa in dimora di oltre 4000 piantine di varie specie arboree. Le operazioni sono state coordinate dall’ingegnere Gianluigi Pirrera, direttore dei lavori, ed eseguite sul campo dall’esperto agroforestale Giacomo Coppola, che ha seguito tutte le operazioni e curato anche l’apertura di nuovi sentieri nella zona dei ciliegi canini e recuperato antichi percorsi che da anni erano ormai del tutto chiusi dalla vegetazione.
Adesso, a conclusione dell’ultimazione dei lavori del progetto, finanziato con fondi europei, per la valorizzazione delle aree Rete Natura 2000 nella montagna di Erice, in un’area comunale sono state piantate le trenta grandi querce in un’area sicuramente strategica, quella che dal sentiero di porta Castellammare dal Quartiere Spagnolo scende al Bosco Sacro di Erice. E come spiegato da Gianluigi Pirrera, Vice Presidente AIPIN Sicilia, l’associazione italiana per l’ingegneria naturalistica, non si tratta di un semplice filare di alberi, tra l’altro posizionati davvero ad “opera d’arte” seguendo le tecniche forestali, da Giacomo Coppola, “ma un invito per andare da Erice all’area naturalisticamente più importante del Bosco. Un collegamento – ha spietato Pirrera – tra l’area storica urbana e l’area protetta. Non si tratta di piantine di qualche anno, né di ghiande seminate ma di grandi alberi di circa 15 anni di Quercus virgiliana, la stessa specie dell’esemplare che abbiamo segnalato come monumentale alla Regione, alte già 3 – 4 metri e con circonferenza del fusto sino a 25 centimetri. Piante già grandi, paesaggisticamente già ben visibili dalla via piscina Apollonis. Sono state messe a dimora a gruppetti di 3 -4 esemplari a marcare l’area del sentiero e nei prolungamenti dei terrazzamenti dove sono stati piantati frassini da manna e dove sono anche in corso sperimentazioni di recupero vegetazionale con metodologie giapponesi (Miyawaki) coerenti con la Rete Natura 2000”.
Insomma, si è cercato di valorizzare il “capitale naturale” mettendo a rete con il resto del patrimonio della montagna di Erice, compreso il centro storico.
“Le grandi querce, quindi, rafforzano l’interesse – ha continuato l’ingegbnere naturalista Gianluigi Pirrera – dell’area periurbana e sono da considerare un’applicazione perfettamente in linea con la “Restauration Law” dell’Unione Europea, ormai in vigore in Italia, che riguarda non solo le aree protette, come il Bosco Sacro dei Runzi, ma anche due nuovi assi: quello urbano (quindi il borgo) e l’agricoltura, quindi il frassineto in una logica di Agroecologia. Tutto questo ci riempie di orgoglio perché stiamo andando oltre gli obiettivi originari del progetto e siamo innovativi nella rinaturalizzazione. Con i primi risultati che saranno da noi presentati al prossimo convegno di giugno ad Agrigento, Città della Cultura, con il nuovo partner del progetto: il Coordinamento Agroecologia Sicilia con il quale è in corso un’attività di crowdfunding proprio di frassini da manna per fidelizzare i “muntisi” e tutti coloro amano il Bosco e le sue querce. Non solo alberi ma Bellezza, Appartenenza e Natura, questa la nostra linea di intervento”.
Mario Torrente







