Trapani. Si accende la polemica tra l’imprenditore Valerio Antonini e il quotidiano La Repubblica, in seguito alla pubblicazione di un’inchiesta giornalistica del 2 aprile 2025 a firma di Nicola Biondo e Giacomo Di Girolamo. L’articolo, intitolato “Sport, tv, imprese: il tycoon di Trapani e il debito misterioso”, ha sollevato dubbi sul progetto da 110 milioni di euro per la costruzione della “Mega cittadella dello sport” a Trapani, e sulla solidità finanziaria delle società riconducibili ad Antonini.
L’imprenditore, attraverso un’istanza di mediazione depositata presso l’organismo Concilium A.D.R. di Palermo, ha denunciato “una campagna di delegittimazione” nei suoi confronti, accusando i giornalisti e l’editore GEDI di aver diffuso informazioni “false, tendenziose e suggestive” che rischiano di compromettere irreparabilmente la realizzazione del progetto sportivo.
Secondo Antonini, l’articolo avrebbe costruito “un’immagine distorta” della sua attività imprenditoriale, ponendo l’accento su presunti debiti milionari della Quanton Commodities, sua ex società con sede nel Regno Unito, poi ceduta nel 2024 e successivamente liquidata con un passivo dichiarato di oltre 180 milioni di euro.
La replica di Antonini: “Quanton era solvibile”
L’imprenditore ha già replicato pubblicamente, in un’intervista concessa a La Repubblica il giorno successivo, definendo “falsa” la ricostruzione proposta dai giornalisti. Antonini ha sostenuto che al momento della cessione la Quanton fosse una società in equilibrio patrimoniale, con debiti compensati da crediti importanti, in particolare un credito aperto con il governo iraniano per la fornitura di grano.
“Ho lasciato una società sana”, ha affermato Antonini, “e la procedura di ‘solvent liquidation’ avviata dai nuovi acquirenti ne è la conferma”. Antonini ha anche respinto ogni collegamento con i debiti contratti successivamente dalla Kalash (la nuova denominazione di Quanton dopo la cessione), attribuendo eventuali responsabilità esclusivamente alla nuova proprietà.
L’accusa: “Danni morali e patrimoniali gravissimi”
Nel documento di mediazione, Antonini afferma che la diffusione dell’articolo ha generato effetti devastanti sulla sua immagine personale e imprenditoriale, provocando crisi nei rapporti con sponsor, partner commerciali e istituzioni. A essere coinvolte, secondo l’imprenditore, anche le società Sport Invest s.r.l., FC Trapani 1905 s.r.l. e Trapani Shark s.r.l., che avrebbero subito un “danno commerciale diretto”, nonostante i risultati sportivi ottenuti.
Non mancano riferimenti a danni morali. Antonini lamenta una “sofferenza psicologica” derivante dalla pubblica esposizione e dalle insinuazioni, giudicate “gravemente lesive”, sulla sua persona e sui suoi progetti, con una conseguente “riduzione delle opportunità e della fiducia” da parte degli interlocutori economici.
Accuse dirette ai giornalisti e all’editore GEDI
La richiesta di risarcimento è indirizzata direttamente ai due autori dell’inchiesta, al direttore responsabile Mario Orfeo e alla GEDI Gruppo Editoriale. Nell’istanza si sostiene che l’articolo avrebbe omesso di riportare correttamente i dati di bilancio della Quanton relativi al 2022, tralasciando crediti e patrimonio netto positivo, enfatizzando invece esclusivamente la voce debiti.
Antonini chiede inoltre chiarimenti sull’identificazione della Gtcs Trading Dmcc – società indicata come principale creditrice della ex-Quanton – definita nell’articolo come “russa” e legata al traffico illecito di grano ucraino, mentre secondo Antonini sarebbe una società registrata negli Emirati Arabi con un bilancio da “decine di miliardi”.
Nessuna risposta alla diffida
Una pec inviata il 17 aprile ai giornalisti e all’editore, contenente richieste di chiarimento puntuali, è rimasta senza risposta. Per l’imprenditore, questo silenzio confermerebbe la volontà di danneggiare la sua reputazione.
In sede di mediazione, Antonini e i suoi legali intendono richiedere il risarcimento dei danni patrimoniali e morali, nonché la pubblicazione della sentenza in caso di condanna. I danni richiesti ammontano a “svariati milioni di euro”, secondo quanto indicato nella domanda.