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venerdì, Aprile 19, 2024
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La montagna di Erice sotto attacco

Nella notte altri due focolai sono divampati nel versante di sant’Anna, praticamente alle porte del centro abitato di Erice.

di Mario Torrente

È tutto bruciato. A Bonagia un incendio così vasto non si era mai visto. Il fuoco è arrivato nelle case ed in tanti sono stati costretti a scappare lasciando le loro abitazioni avvolte dal fumo e circondate dalle fiamme. A Bonagia nessuno ricorda nulla di simile. La montagna ha bruciato per tutta la notte con il fuoco che ha ridotto in cenere l’area demaniale di San Matteo. Il bosco è andato distrutto. E mentre gli alberi di San Matteo erano avvolti dalle fiamme, con le squadre di spegnimento impegnate in questo fronte, altri due roghi partivano nella parte opposta del Monte, poco sotto il belvedere San Nicola e lungo il sentiero di Sant’Anna, praticamente vicino ad alcuni piloni della funivia. Di fatto alle porte di Erice. Scattato l’allarme sul posto sono arrivati vigili del fuoco, forestale e protezione civile, che hanno fatto su e giù praticamente per tutta la notte per cercare di fermare l’avanzata delle fiamme, alimentate dal forte vento di scirocco. insomma, più punti fuoco che sembrano proprio essere stati appiccati in maniera quasi scientifica. La montagna di Erice è apparsa sotto attacco. Tutto lascia pensare ad una vera e propria strategia criminale. E sono tante le domande ed i perché che in queste ore serpeggiano sui social network, con la rabbia e l’indignazione dei cittadini che chiedono alle istituzioni di difendere e salvaguardare il patrimonio naturalistico siciliano. E di garantire la sicurezza dei cittadini a casa loro. In tanti ieri hanno rischiato. Come successo altre volte in grossi incendi. E come potrebbe accadere in futuro se non si riuscirà a stoppare la devastazione degli incendi, che negli ultimi cinque anni hanno ridotto in cenere circa 200 mila ettari di superficie in tutta l’isola, praticamente quanto mezza provincia di Trapani. Ormai si è ben oltre l’emergenza. Il guaio è che dalle istituzioni non arrivano risposte. Chi appicca fuoco resta impunità. E le responsabilità non vengono mai individuate. Insomma, la Sicilia brucia ma non paga nessuno. Ed intanto la desertificazione continua ad avanzare e le bellezze paesaggistiche e naturalistiche dell’isola sono sempre più mortificate e deturpate. E ciò che di fatto è una risorsa per generare economia e sviluppo viene ridotto in cenere. Come l’area demaniale San Matteo, che con il suo allevamento dell’asino pantesco, il bosco, la chiesetta ed il museo agroforestale rappresentava un fiore all’occhiello del territorio. Alla fine anche questo sarà l’ennesima occasione persa per l’intero territorio. Senza che al momento ci sia un perché e soprattutto delle responsabilità. Ma nell’opinione pubblica cresce il fronte di chi chiede verità e giustizia. Anche per gli alberi che non ci sono più. E chissà quando torneranno. Se torneranno.

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