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venerdì, Dicembre 8, 2023
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Trentacinque anni senza Mauro

Voce libera, trapanese per scelta. L’uomo vestito di bianco, capace di risvegliare le coscienze sopite, assuefatte, della Trapani degli anni ‘80. Aveva 46 anni Mauro Rostagno e tante vite alle spalle.

Il 26 settembre del 1988 la sua voce si è spenta per sempre, a pochi passi dalla comunità Saman. Freddato a colpi di fucile da un commando di killer. Per i magistrati, ad ordinare l’omicidio fu l’allora capomafia trapanese Vincenzo Virga, condannato in via definitiva all’ergastolo.

Resta il mistero su chi ha sparato. Ma è stata solo la mafia a volere quel delitto? Era la Trapani degli anni ‘80. Provincia in cui si intrecciavano gli interessi di politici, mafiosi, massoni e anche uomini dei servizi segreti. Punto di snodo di traffici di armi e droga.

Rimane il mistero sull’aeroporto dismesso di Chinisia e sull’aeroporto di Milo, un campo di atterraggio fantasma, gestito proprio dalla famiglia Virga. Rostagno aveva forse intuito.

Dagli schermi della piccola emittente televisiva Rtc, raccontava il marciume, calato nelle stanze dei palazzacci del potere. Era scomodo Mauro, non solo per Cosa Nostra. Andava Fermato.

“Essendo coinvolti in questo tipo di commercio clandestino anche taluni apparati dello Stato o esponenti dei servizi, in un simile quadro germinano accordi collusivi e scambi reciproci di favori altrettanto indicibili”, scrissero i giudici della Corte d’Assise di Trapani nella sentenza di primo grado.

Se la sera in cui morì Rostagno, il consiglio comunale non ritenne di dover interrompere i lavori d’aula, oggi in tanti, associazioni, studenti, rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine hanno ricordato il giornalista e sociologo.

Diverse le cerimonie a Valderice e Trapani. A ricordare Rostagno, anche il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.

“La mafia decise di uccidere Rostagno – scrive in una nota il capo dello Stato – per la sua attività di denuncia di reti affaristiche e di trame organizzate dalle cosche. I capi mafiosi avevano adottato una strategia terroristica che colpì barbaramente magistrati, uomini delle Istituzioni e delle forze dell’ordine, con l’intento di annientare la libertà di cittadini e comunità. La società ha reagito. Le Istituzioni democratiche hanno dimostrato che è possibile combattere e sconfiggere le mafie. I giovani hanno compreso ciò che Rostagno ripeteva: ‘La mafia è la negazione della vita’. Ricordare il suo assassinio richiama al dovere di continuare, in ogni ambito della vita sociale, nell’impegno per la libertà dalle mafie e per lo sviluppo civile delle nostre comunità”.

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