Per tutti è lo “zio Paolo”. “Iddu”, che su Facebook appare fotografato in smoking, con gli occhiali da sole scuri, come appena uscito dal set del Padrino, è Paolo Aurelio Errante Parrino, di 76 anni, originario di Castelvetrano, ma da anni residente in Lombardia, ad Abbiategrasso, dove è arrivato dopo essere stato sottoposto al soggiorno obbligato.
C’è anche il suo nome tra le carte dell’inchiesta della Dda di Milano che ha portato ieri all’arresto di 11 persone e il sequestro di oltre 200 milioni di euro, portando alla luce una sorta di “alleanza” tra mafie al nord.
Una parentela, quella con l’ex superlatitante Matteo Messina Denaro, che gli ha permesso – secondo i magistrati che coordinano l’inchiesta – di ricoprire un ruolo di spicco, divenendo il punto di riferimento di Cosa nostra trapanese in Lombardia. “Tante cose vedi che non stanno succedendo perché c’è di mezzo lui, se no sai già quante guerre erano partite?”, dicono gli altri mafiosi intercettati.
Lo “zio Paolo” – secondo quanto ricostruito dagli inquirenti – avrebbe costantemente informato il boss castelvetranese arrestato lo scorso 16 gennaio alla clinica La Maddalena e deceduto a causa di un tumore, delle diatribe tra i “trapanesi” e il principale indagato, Gioacchino Amico, uomo del clan Senese a Milano. Lo conferma un’intercettazione tra Dino Pace, altro esponente del clan trapanese e Domenico Tripodi ritenuto vicino alla ‘ndragheta.
“Lo ha saputo pure lui sussurra Pace”, pronunciando subito dopo il nome di Matteo Messina Denaro. Per i magistrati Paolo Aurelio Errante Parrino avrebbe messo a disposizione gli uffici attigui al bar che lui stesso gestiva il “Las Vegas”. Troppo poco, secondo il gip Tommaso Perna che ha rigettato la richiesta d’arresto, per dimostrare che lo “zio Paolo” abbia “continuato a far parte del sodalizio anche in epoca successiva” alla condanna per mafia nel 1997. Nelle carte c’è anche il nome di Antonio Messina, detto l’ “avvocato” che avrebbe partecipato a ben due incontro presso il bar “San Vito” di Campobello di Mazara che insisteva a pochi metri dall’ultimo covo di Matteo Messina Denaro.