“Liberaci dal male”: un quadro contro la violenza

La violenza emotiva da parte di un uomo. È quello che vuole rappresentare il quadro appeso a palazzo Cavarretta nel giorno del 25 novembre. L’opera è di Giovanna Colomba e si intitola “Liberaci dal Male”. Si tratta di un’opera realizzata lo scorso 26 dicembre 2023, in estemporanea in occasione della mostra “Violent Christmas”, patrocinata dal Comune di Trapani.

Violent Christmas è stata una mostra immersiva che ha incluso più di 30 artisti internazionali e non, uniti per un unico scopo: parlare di violenza tramite l’arte durante un periodo inusuale, il Natale.

La mostra è stata curata da Elena Alaimo, fondatrice del wushuSTUDIO. Proprio WushuSTUDIO ha proposto di appendere l’opera a palazzo Cavarretta per una settimana.

Il wushuSTUDIO, infatti, sostiene, come piccola galleria d’arte, temi sociali e si muove seguendo il flusso organico della società e le sue problematiche, cercando di esprimere, tramite l’arte e la musica elettronica, visioni alternative all’ovvio giudizio di massa.

L’opera scelta è una potente e intensa rappresentazione che affronta il tema della violenza.
La scelta di un volto trasfigurato e disumano serve a sottolineare non solo la brutalità dell’aggressore, ma anche l’orrore e il trauma che l’atto di violenza infligge alla vittima. La deformazione del volto, con occhi sbarrati, crea un’immagine che evoca paura e impotenza, simboleggiando il terrore che molte donne vivono quotidianamente.

I colori utilizzati – il bianco, il nero e il rosso – hanno un significato profondo.

Il bianco rappresenta la purezza e l’innocenza, mentre il nero simboleggia il dolore, la sofferenza e l’oscurità dell’anima colpita dalla violenza. Il rosso, che squarcia la testa, poi, è un colore che evoca il sangue, la violenza e il dolore intenso. Questo contrasto di colori non solo attira l’attenzione, ma trasmette anche un forte messaggio emotivo, facendo eco al trauma profondo che la violenza infligge.

La frase “liberaci dal male” che accompagna l’opera funge da grido di aiuto, quasi un’ultima preghiera. Rappresenta la richiesta di liberazione da una situazione di oppressione e sofferenza. Un messaggio universale che risuona non solo con le vittime di violenza, ma anche con chiunque desideri un cambiamento sociale e una maggiore consapevolezza riguardo a queste tematiche.

In questo contesto, l’opera diventa un atto di denuncia e di resistenza, un invito a riflettere su una realtà spesso ignorata. La performance stessa, che accompagna l’opera, aggiunge un ulteriore strato di intensità, trasformando l’arte in un mezzo di comunicazione e di mobilitazione sociale. Attraverso il colore, la forma e il messaggio, l’artista riesce a catturare l’essenza del dolore e dell’ingiustizia, rendendo visibile l’invisibile e dando voce a chi non ha voce.