Sono stati “estubati” il paziente alcamese e quello salemitano ammalatisi tra i primi di covid-19, la sindrome respiratoria acuta, che li ha fatti finire in ospedale

di Fabio Pace

Non necessitano più di ventilazione meccanica ed hanno ripreso a respirare in modo autonomo due uomini che erano stati ricoverati presso l’ospedale Sant’Antonio di Trapani con severi sintomi della malattia Covid-19, provocata dal virus Sars-CoV-2, che comunemente, con errata sintesi giornalistica, chiamiamo coronavirus. Si tratta di due “Pazienti 1”, per così dire: il primo paziente alcamese, di 56 anni, e il primo paziente di Salemi, di 63 anni. Entrambi rimangono sotto stretta la osservazione dei medici della Unità Operativa Complessa Anestesia, Rianimazione, Terapia Iperbarica e Terapia del Dolore, diretta dal dottor Antonio Cacciapuoti. Sebbene le condizioni di salute dei due siano nettamente migliorate l’attenzione rimane massima per le prossime 48 ore. Il ricovero di entrambi, in due distinti momenti, diede il segnale negativo di potenziali focolai nelle rispettive comunità. Il paziente alcamese, inoltre, essendo un funzionario pubblico, aveva innescato la necessità di una ricerca epidemiologica per risalire ai contatti che aveva avuto sul lavoro e nei rapporti familiari, avviando la procedura degli isolamenti cautelativi e dei tamponi su molte persone a lui vicine. Lo stesso accadde, qualche giorno dopo, con il primo paziente di Salemi. Entrambi oggi stanno meglio e sono stati “estubati”, tuttavia rimane altissima l’attenzione dei medici per il decorso di entrambi. Nei giorni scorsi aveva ripreso a respirare autonomamente il paziente marsalese, anch’egli tra i primi ricoverati per covid-19. I segnali positivi, è presto per parlare di guarigione, che giungono dalla lotta in corsia contro Covid-19 da parte dei sanitari trapanesi, non devono farci ridurre la soglia di attenzione dalle necessarie misure di distanziamento sociale volte a ridurre il rischio di contagio, e a ridurre la pressione dei ricoveri sulle strutture ospedaliere che, potendo operare in relativa tranquillità, hanno maggiori probabilità di successo nelle guarigioni degli ammalati di covid-19.