Alessio Pianelli è uno dei violoncellisti più interessanti della scena contemporanea. Nato a Trapani in una famiglia di musicisti, ha portato il suo talento in giro per il mondo. E lo ha fatto senza mai perdere il legame con le proprie radici. Di recente ha ricevuto il “Borletti Buitoni Encore Award”, un riconoscimento prestigioso che apre nuove prospettive alla sua ricerca musicale. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare presente, passato e futuro del suo percorso.
Alessio Pianelli, sono tanti i premi ottenuti nella tua carriera di violoncellista. Di recente hai vinto il premio “Borletti Buitoni Encore Award”. Cosa rappresenta per te questo riconoscimento e in cosa consiste?
Ricevere riconoscimenti è sempre gratificante, soprattutto quando provengono da istituzioni prestigiose nel panorama della musica classica mondiale come la Borletti Buitoni di Londra. Questo in particolare mi riempie di orgoglio perché premia un mio progetto che mira a sensibilizzare alla bellezza della musica e all’importanza della cura ambientale. Il premio consiste in un significativo sostegno economico destinato a finanziare un’iniziativa che desidero realizzare a Trapani nel maggio 2026, coinvolgendo attivamente i giovani studenti delle scuole trapanesi.
L’obiettivo è duplice: da un lato, inebriarli con la magia della musica; dall’altro, renderli protagonisti della pulizia delle nostre spiagge che, soprattutto nei mesi invernali e fino alle pulizie precedenti la stagione estiva, diventano specchio di un inquinamento sempre più preoccupante. Sicuramente lo realizzerò in Sicilia, ma spero vivamente che le istituzioni trapanesi accolgano con entusiasmo la realizzazione di questo progetto, affinché questo riconoscimento si trasformi in un autentico sogno che si avvera.
Sei cresciuto a Trapani e l’arte è una componente importante nella tua famiglia. Quanto c’è della tua terra anche quando ti esibisci dall’altra parte del mondo?
Tutto! Sappiamo tutti quanto sia speciale essere siciliani. In nessun’altra parte del mondo ho conosciuto gente legata alla propria terra nella maniera in cui lo siamo noi. Ci sono nazionalisti, ci sono gli orgogliosi, ci sono i prepotenti, ci sono gli innamorati, ci sono i nostalgici. Un siciliano ha tutto questo, perché è nato in uno dei luoghi più belli del pianeta, perché è quasi fastidiosa la varietà di paesaggi, storia, cultura, talmente meravigliosa.
E poi ci sono quelle macchie, quella mentalità a volte pigra, la criminalità organizzata che alimenta l’ignoranza e riesce a dimenticare la bellezza.
L’amarezza, forse, è quello che ci contraddistingue da tutti gli altri popoli. Sappiamo bene quanta bellezza ci circonda, e sappiamo anche come riusciamo, a volte, a rovinarla. Un siciliano ha nel cuore l’arancione del sole, il giallo delle spiagge e del grano, l’azzurro del mare e del cielo, il marrone e il verde delle montagne e dei terreni. Ma ha anche il nero — non solo dell’Etna.
Ed è naturale che tutto questo sia presente nella mia musica. Per suonare Bach, Beethoven, Schubert, Brahms e Schumann è necessario conoscere il tedesco per comprenderne il significato, così come per suonare Debussy e Ravel la conoscenza delle sfumature della lingua francese diventa fondamentale. Ma il mio cuore e il mio corpo sono impregnati di memorie siciliane, e credo sia bellissimo che l’anima sicula riesca a colorare persino Šostakovič.
Se ti guardi un po’ avanti, cosa vedi? Quali sono gli obiettivi o progetti futuri di Alessio Pianelli?
Sto imparando a non vivere di futuro — o peggio, di passato — e cerco di concentrarmi solamente sul presente. Godermi il momento, migliorare ogni istante, osservare il bello e prenderne ispirazione, traslandolo nella mia musica e, talvolta, riuscendo persino a insegnarlo ai miei fantastici allievi del Conservatorio di Trapani.
Tra i prossimi impegni, sto aspettando con particolare fremito la tournée estiva in Argentina e Cile, con il Concerto in re maggiore di Haydn e la Sinfonia concertante di Prokof’ev.