Dal carcere agli arresti domiciliari. È il provvedimento disposto dal Tribunale di Sorveglianza di Palermo nei confronti di Francesco Paolo Cammareri, ritenuto uno degli autori della rapina nella villa dei coniugi Salone, in viale Europa, ad Erice, nel gennaio 2019. Cammareri, 42 anni, pregiudicato, conosciuto come Ciccio “u Pummaroro”, era stato arrestato ad agosto dello scorso anno dagli uomini della Squadra Mobile di Trapani che erano riusciti, tramite l’esame del DNA, a individuare alcune tracce biologiche rinvenute su una sigaretta che l’uomo avrebbe tenuto in bocca senza accenderla all’interno della abitazione delle vittime. I Salone, turbati profondamente dalla decisione dei magistrati, tramite i loro avvocati, hanno chiesto al Consiglio Superiore della Magistratura di intervenire sulla vicenda. I due coniugi stanno anche predisponendo, tramite l’onorevole Alessandro Pagano, una interrogazione parlamentare per un fatto che destò molto scalpore in città e non solo. La notte tra il 20 e il 21 gennaio 2019, infatti, Cammareri, con l’aiuto di altri tre complici si introdusse all’interno della villa dei Salone, entrambi medici e genitori dell’ex consigliere comunale Francesco. I rapinatori bloccarono la donna, Paola Maltese, ginecologa all’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani, legandole polsi e caviglie con fascette e narcotizzandola. Poi minacciarono con una pistola il marito, Renato Salone, primario chirurgo in pensione, per costringerlo ad aprire la cassaforte. I due coniugi rimasero per circa 4 ore in balìa dei banditi che con l’aiuto di una smerigliatrice riuscirono ad abbattere la parete del caveau sotterraneo portando via la cassaforte con all’interno una pistola, denaro in contanti e oggetti preziosi. Cammareri è un volto noto alle forze dell’ordine. Nel 2011 era stato arrestato dagli uomini della Squadra Mobile e poco dopo rimesso in libertà con l’accusa di estorsione. Sarebbe stato lui a capo di una banda specializzata in estorsioni e traffico di droga, eroina in particolare. Adesso è accusato di rapina a mano armata, sequestro di persona ed evasione. Infatti, il pregiudicato San Giuliano era agli arresti domiciliari in quei giorni per uno stato di cecità diagnosticato da una commissione medica. Nonostante tutto, però, per gli inquirenti, avrebbe guidato il commando criminale. Allo stato, il procedimento è ancora in fase inquirente non essendo stato notificato nessun avviso conclusioni indagini alla parte offesa. I coniugi, ora, vogliono vederci chiaro, è proprio il caso di dire, anche su quella relazione che ne attestava l’handicap visivo con un esposto che sta predisponendo l’avvocato Giovanni Liotti, uno dei legali della famiglia.