Interrogato, questa volta nella qualità di persona indagata, il comandante del Bayesian, James Cutfield si è avvalso, ieri, della facoltà di non rispondere. Scena muta, quindi, davanti ai Pm di Termini Imerese, Raffaela Cammarano. Si è, però, lasciato andare ad un pianto a dirotto.
Diverso, invece, l’atteggiamento che aveva assunto quando venne ascoltato come persona informata dei fatti. In quella circostanza aveva, infatti, ricostruito quei terribili minuti mentre mentre il veliero affondava, trascinando sette corpi a 50 metri di profondità. Chiamato a rispondere di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo, il comandante attende ora il rilascio della copia del passaporto per andar via dall’Italia, considerato che non ha l’obbligo di restare a disposizione della magistratura.
I suoi legali, Giovanni Rizzuti e Aldo Mordiglia, spiegano che il comandante «si è avvalso della facoltà di non rispondere per due fondamentali ragioni: primo perché è molto provato», poi «perché noi siamo stati nominati ieri e per articolare una linea difensiva compiuta, completa e corretta abbiamo bisogno di acquisire una serie di dati che al momento non possediamo». Inoltre, «al momento non sappiamo se ci sono altri indagati». E sul registro degli indagati, questa mattina, sono finiti anche l’ ufficiale di macchine Tim Parker Eaton e il marinaio che era di guardia la notte del naufragio, Matthew Griffith. Frattanto, prosegue – senza soluzione di continuità – il lavoro dell’autorità giudiziaria per far luce sull’affondamento del veliero inghiottito dal mare in quindici minuti. E a non credere all’ipotesi del portellone lasciato aperto, errore che sarebbe da imputare all’equipaggio, è Stephen Edwards, al comando del Bayesian dal 2015 al 2020. Per lui il portellone sul lato sinistro «al 100% non era aperto, ma l’imbarcazione è andata oltre i suoi limiti operativi».