Il sequestro operato dalle fiamme gialle ha l’obiettivo di congelare il patrimonio del noto imprenditore marsalese, che da anni opera nel settore della ristorazione collettiva e di quello turistico alberghiero. Terreni, immobili, conti correnti saranno poi confiscati come disposto dal Tribunale di Marsala contestualmente alla condanna inflitta a Michele Licata, alla moglie, alle tre figlie ed al genero lo scorso 18 marzo 2021. Licata è stato ritenuto responsabile di una serie di gravi e reiterate condotte di frode fiscale e di truffa aggravata che ruotavano attorno ai finanziamenti dell’Unione Europea.

Nell’ambito delle indagini svolte nel biennio 2014-2015 il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Trapani ha individuato un vorticoso volume d’affari generato dalla fatture false che Licata, da anni, utilizzava nella propria attività, pari ad oltre 25 milioni di euro. Evasione riferibile ad una rete di società e attività in capo a Licata e al proprio nucleo familiare; tra queste la ROOF GARDEN, la RUBI e la DELFINO S.r.l.

Le attività dell’imprenditore marsalese, insomma, si reggevano essenzialmente sulla evasione fiscale al punto che all’epoca delle prime indagini nell’applicare il sequestro preventivo sui beni Licata stesso fu oggetto di una misura di prevenzione patrimoniale a suo carico quale soggetto “fiscalmente pericoloso”, in quanto tendenzialmente dedito alla commissione di frodi ai danni dell’Erario, dello Stato e dell’Unione Europea.

Le due misure, sequestro e misura patrimoniale furono applicate per la prima volta a livello regionale. Le successive attività d’indagine hanno poi consentito di rilevare come LICATA abbia provato a sottrarsi, oltre che al pagamento di ulteriori imposte dovute, anche all’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale nei suoi confronti, attraverso l’uso di contante e assegni circolari. Nel corso di una sola perquisizione domiciliare i finanzieri gli sequestrarono oltre un milione di euro. Utili delle sue imprese di cui si era appropriato indebitamente e che aveva reimpiegato servendosi di rapporti bancari intestati ai propri familiari, in diversi investimenti finanziari. Movimenti di soldi che furono ricostruiti dai finanzieri, consentendo ai giudici marsalesi di disporre il sequestro preventivo eseguito oggi.