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venerdì, Aprile 19, 2024
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Sicilia, Università e scuole statali agli ultimi posti

La scuola e le università statali siciliane sono agli ultimi posti su tutti i fronti. E’ una situazione sconfortante quella che ci si presenta e che da anni si trascina, rispetto alla quale tutti i governi che si sono succeduti hanno gravi responsabilità. Indistintamente. Lo grida ad alta voce il segretario della Flc Cgil Sicilia, Adriano Rizza, commentando l’ultima foto scattata dal Censis, il Centro Studi Investimenti Sociali, istituto di ricerca socio-economica che dal 1964 si occupa di verificare la qualità delle università italiane. Dalla ricerca emerge chiaramente come l’Ateneo di Palermo si classifichi al 7° posto tra le 10 mega Università statali, ovvero gli Atenei con almeno 40 mila iscritti; mentre Catania e Messina sono agli ultimi posti tra i grandi atenei (da 20.000 a 40.000 iscritti), rispettivamente alla 18° e alla 19° posizione. Ma la Sicilia si piazza in fondo alle classifiche anche con le scuole a tempo pieno. Solo il 7% degli studenti siciliani, infatti, usufruisce di tale servizio contro il 50% della popolazione studentesca della Lombardia.

La Sicilia – continua Rizza – è invece ai primi posti delle classifiche negative. Possiede un patrimonio edilizio scolastico tra i più vetusti e inadeguati d’Italia e un indice di dispersione scolastica oltre il 21%, con punte del 25% in alcuni territori, rispetto ad una media nazionale del 12,7%”.

Un dato che deve far riflettere, visto che negli ultimi anni la politica ha previsto l’accorpamento delle scuole di piccole dimensione con una riduzione del numero dei dirigenti, docenti e del personale Ata. Allo stesso tempo la riforma sull’autonomia differenziata consente alle regioni più ricche di trattenere il gettito fiscale per finanziare servizi essenziali come la scuola o la sanità e abbandonando quelle più povere al loro destino.

“Tutto questo– conclude Rizza – è inaccettabile. Continueremo a batterci in ogni sede perché la politica si renda conto che la scuola non è un costo inutile ma un investimento da fare per il futuro delle nuove generazioni e per la crescita del nostro Paese”.

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