Dopo quasi due decenni, si è conclusa con un’assoluzione piena la vicenda giudiziaria che ha coinvolto Salvatore D’Amico, figura di spicco della comunità di Pantelleria. Il Tribunale di Marsala ha dichiarato D’Amico “non aver commesso il fatto” in relazione a un processo avviato nel 2008, che lo vedeva imputato per presunti reati legati alla gestione della cooperativa vinicola “Nuova Agricoltura” dell’isola. D’Amico, però, nel frattempo era deceduto ne 2023.
L’inchiesta, avviata dalla Procura della Repubblica, si concentrava su presunti furti di vino da alcuni silos della cooperativa “Nuova Agricoltura”. Successivamente, le indagini si ampliarono, portando alla contestazione di ulteriori reati, tra cui frode vinicola, falso, truffa ai danni dello Stato e minacce a pubblico ufficiale. Tra gli imputati figuravano anche l’ex ministro dell’Agricoltura Calogero Mannino, proprietario di un’azienda vinicola sull’isola, e altri membri della cooperativa.
Nel corso del processo, la posizione di D’Amico è stata esaminata attentamente, e alla fine il Tribunale ha riconosciuto la sua totale estraneità ai fatti contestati.
Salvatore D’Amico non era solo un imprenditore nel settore vinicolo, ma anche una figura politica di rilievo per Pantelleria. Ha ricoperto la carica di sindaco dell’isola dal 1985 al 1987, inizialmente affiliato alla Democrazia Cristiana e successivamente al Partito Liberale guidato da Giovanni Spadolini.
L’assoluzione di Salvatore D’Amico rappresenta la conclusione di una lunga e complessa vicenda giudiziaria. La sentenza non solo restituisce onore a una figura centrale per la storia recente di Pantelleria, ma solleva anche interrogativi sull’efficacia e la tempestività del sistema giudiziario italiano, soprattutto in contesti locali dove le ripercussioni di tali processi possono avere un impatto significativo sulla comunità.