Un detenuto morso da un topo mentre dormiva nella sua cella. Servizi igienici fatiscenti, igiene al collasso. È questo l’inferno quotidiano che si vive all’interno delle carceri “Pietro Cerulli” di Trapani, dove la detenzione si trasforma in sopravvivenza.
Tra disagi cronici, malcontento crescente e tensioni latenti, le condizioni di vita dietro le sbarre sono al limite della dignità. Le carenze strutturali e organizzative dell’istituto penitenziario rendono invivibile la permanenza, non solo per i detenuti, ma anche per gli agenti di polizia penitenziaria, costretti a lavorare in un contesto di continua emergenza.
Un contesto che rischia di compromette ogni tentativo di rieducazione e reinserimento. Gli sfoghi dei reclusi, spesso costretti al silenzio, trovano voce nei racconti dei loro legali. Come l’avvocato Natale Pietrafitta, che denuncia “una situazione divenuta insostenibile”.