Valerio Antonini trapanese: «Un onore e una responsabilità»

L’aula consiliare di Palazzo Cavarretta era gremita. Seduti nei banchi i consiglieri comunali, in prima fila il sindaco, gli assessori, gli ospiti d’onore. Tutti lì per un motivo: accogliere ufficialmente Valerio Antonini tra i cittadini di Trapani. Ma più che una cerimonia istituzionale, quella di ieri è stata una dichiarazione d’amore corale, un riconoscimento che ha il sapore della riconoscenza e della condivisione.

L’aula consiliare di Palazzo Cavarretta era gremita. Seduti nei banchi i consiglieri comunali, in prima fila il sindaco, gli assessori, gli ospiti d’onore. Tutti lì per un motivo: accogliere ufficialmente Valerio Antonini tra i cittadini di Trapani. Ma più che una cerimonia istituzionale, quella di ieri è stata una dichiarazione d’amore corale, un riconoscimento che ha il sapore della riconoscenza e della condivisione.

Non sono mancati i discorsi solenni, i riferimenti storici, il richiamo ai colori granata che da sempre uniscono la città. Ma al centro della scena, oltre alla pergamena che ha sancito l’onorificenza, c’era lui: il presidente di SportInvest, l’uomo che in soli 18 mesi ha cambiato il volto dello sport trapanese, facendolo tornare grande, facendo sognare di nuovo.

E quando è arrivato il suo turno di parlare, Antonini non ha nascosto l’emozione. Ha sorriso, ha ringraziato, ha raccontato la sua visione con la schiettezza di chi non ama i giri di parole.

«Oggi sono figlio di una terra bellissima, che ho imparato ad amare. Un luogo che ha vissuto momenti amari e ombrosi, ma che ora può e deve guardare avanti».

Parole che non hanno lasciato spazio a dubbi: Trapani, per lui, è diventata casa.

L’abbraccio della città

Dal presidente del Consiglio comunale Alberto Mazzeo ai consiglieri, dal sindaco Giacomo Tranchida agli assessori, tutti hanno voluto rendere omaggio al percorso di Antonini. Un nome che oggi, per i trapanesi, non è solo quello di un imprenditore, ma di un uomo che ha restituito alla città la voglia di credere nelle proprie potenzialità.

«Ci ha svegliati – ha sottolineato il sindaco –. Ha ridato entusiasmo a una comunità che per troppo tempo si è sentita marginale. E lo ha fatto con i fatti, non solo con le parole».

E poi l’applauso più forte, quando Antonini ha fatto risuonare in aula le stesse parole che i tifosi gridano sugli spalti: «Sono trapanese e me ne vanto».

Un urlo che non è solo slogan, ma una promessa. Perché il presidente lo ha detto chiaramente: il suo impegno a Trapani non si ferma qui. Gli investimenti, i progetti, la voglia di fare – e far fare – continueranno.

Oltre lo sport, il futuro di una città

Non solo pallacanestro, non solo sport. Antonini ha parlato anche di sviluppo, di imprenditoria, di nuove opportunità. Ha raccontato di telefonate da ogni parte del mondo, di investitori interessati a scommettere su Trapani. Ha ricordato che, prima del suo arrivo, il mondo sportivo locale era privo di strutture adeguate. E ha messo sul tavolo una sfida:

«Si può fare. Chi dice che in Sicilia non si può investire dice solo fesserie. Io lo sto dimostrando».

Ma non ha nascosto le difficoltà. Gli attacchi ricevuti, le lettere anonime, le critiche di chi ancora non crede. «Non remano contro Antonini, remano contro la loro città», ha detto con fermezza.

E poi un’ultima dedica, a chi gli ha permesso di incrociare il suo destino con quello di Trapani: la sua famiglia, sua moglie Ambra Ilari e la suocera Antonella Granello. «Senza di loro, oggi non sarei qui».

Infine, la chiusura, senza filtri, senza formalismi. Con quell’energia che in poco più di un anno ha conquistato Trapani: «Ora lo posso dire a gran voce: sono trapanese e me ne vanto».

Chiara Conticello