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Lettera di una giovane siciliana che studia al Nord al Presidente della Regione, Nello Musumeci

Rientrare a casa, dal Nord, è difficile. Forse impossibile. Anche nella cosiddetta Fase 2 le incertezze sono tante e l’apprensione di famiglie, genitori, ragazzi, cresce a dismisura. Una giovane marsalese che studia in Trentino Alto Adige ha scritto una lettera al Presidente della Regione Siciliana, On. Nello Musumeci. Ecco il testo:

“Carissimo Presidente,

mi permetta di presentarmi: sono una studentessa Siciliana, vivo a Trento da un paio di anni, precisamente da quando ho deciso di lasciare la Sicilia dopo il liceo per seguire il corso di laurea in Giurisprudenza qui. Ho scelto questa facoltà sicura che, completato il mio percorso di studi, avrei potuto fare del mio meglio per dare il mio contributo alla nostra società, che incontra realtà diverse ma tutte bellissime, purtroppo troppo spesso piene di contraddizioni e di ingiustizie. La giustizia è ,come sono sicura condividerà, un concetto bellissimo, ma che non si applica solo nelle aule dei tribunali, ma si impara, a scuola, a casa, da piccoli, quando ti insegnano che “fare la cosa giusta” é aiutare le persone che ti circondano. E proprio di questo vorrei parlarle.

Questa grande piaga del virus ci ha colpiti tutti alla sprovvista, studenti, genitori, insegnanti, siamo stati tutti costretti a mettere in pausa la nostra vita nell’attesa delle conferenze del Presidente del Consiglio, dei bollettini della protezione civile, delle riunioni europee. All’inizio, come si ricorderà, era stato previsto dal DPCM, poi convertito in Decreto legge, che si potesse fare rientro presso il proprio domicilio o la propria residenza. Residenza, mio caro Presidente, dove non c’è solo una casa più grande di quella in cui viviamo noi studenti fuori sede, ma dove c’è il nostro centro di affetti, il luogo dove ancora ci sentiamo al sicuro; sì perché siamo grandi ma non cosi tanto da non sentire ancora il bisogno dell’abbraccio della mamma, che quando il tuo Presidente ti dice : “state a casa perché le persone muoiono” diventa fondamentale. Abbiamo ancora bisogno di sentirci un po’ bambini, e i nostri genitori hanno bisogno di saperci al sicuro, e immagino che lei avendo dei figli capirà quello che le voglio dire.

Ma non tutti hanno ceduto alla tentazione di tornare ammassati sui treni o sugli aerei, quando il virus era fuori controllo, quando ancora la mascherina era un accessorio. Non tutti hanno deciso di agire al limite del legale e di chiudere gli occhi davanti ad una richiesta che era chiara, da parte delle istituzioni, da parte del mondo scientifico e di tutti gli “state a casa, se non avete urgenza di tornare , perché siete pericolosi”. Sì perché pericolosi lo eravamo, eravamo stati in giro, avevamo vissuto la nostra vita come eravamo abituati a fare, incuranti di una cosa che sembrava cosi lontana. Ma noi Siciliani che la Sicilia la amano davvero, siamo rimasti, siamo rimasti dove eravamo, non abbiamo ceduto alla tristezza e al grigiore dei giorni lontani da casa, e abbiamo tenuto duro, perché era la cosa giusta da fare, perché il virus non andava portato in giro, perché la cosa migliore che potevamo fare per la Sicilia era starne lontani.

Ora, il Presidente del Consiglio ha annunciato l’inizio della Fase 2 prevista dal 4 maggio in poi; la mia felicità è stata totale: POSSO TORNARE A CASA. E poi no, poi scopro che Lei non ha nessuna intenzione di farmi tornare, che farà di tutto perché io non abbia i mezzi per farlo (infatti tranne la possibilità di un viaggio della speranza che mi porterebbe a dover aspettare in ogni caso 7 ore in stazione a Roma, l’unico modo per raggiungere la Sicilia sembra volare, ma senza aereo), che Lei non ritiene giusto che sia data la possibilità di tornare nella propria residenza… che è sbagliato, che dobbiamo proteggere i siciliani.

Beh, caro Presidente, sono siciliana anch’io e ho fatto molto per aiutare la Sicilia, ma ora lei deve aiutare me, io ho il diritto di tornare adesso, poiché la situazione è sotto controllo, poiché sappiamo come proteggerci, poiché treni e aerei hanno adottato misure di precauzione, poiché sono due mesi che non incontro anima viva, molto di più di quanto non l’abbiano fatto i miei conterranei arrivati mesi fa; eppure allora Lei non ne ha fatto una questione  di principio, allora Lei non si è sentito in dovere di fare nulla per impedirlo; solo quando la situazione è diventata insostenibile la Sicilia è stata Blindata, ma prima, prima Presidente, Lei dov’era?

E ora che io voglio tornare a casa, Lei dov’è? Ora che è in suo potere controllare la situazione, fare in modo che gli arrivi siano controllati, ora che è in suo potere gestire le cose al meglio delle nostre possibilità, cosa Le sento dire? Che vuole che la Sicilia rimanga blindata? Mi scuso per le mie parole poco accorte Presidente: ma Lei è ingiusto, Lei sta dimostrando che sarebbe stato meglio non avere cura degli appelli del “rimanete dove siete” e correre ai treni, con le conseguenze che avrebbe comportato piuttosto che aspettare ed avere la pazienza che le cose fossero fatte per bene. Lei sta dimostrando che in fondo è meglio fregare il sistema che averne rispetto, perché poi potrebbe essere troppo tardi.

È un mio diritto studiare e coltivare i miei affetti in una regione diversa da quella in cui sono nata, ed è un mio diritto (costituzionalmente previsto) godere della mia vita familiare. Io sono costretta ad attraversare tutta l’Italia e tutta la Sicilia per arrivare a casa, e lo farò, lo farò ne può stare sicuro. Ma non è giusto, non è giusto che debba essere un’impresa, non è giusto che io debba pagare il prezzo del mio senso civico, perché la Sicilia è lontana, ma dovrebbe essere suo compito renderla più vicina.

Quindi si attivi, abbiamo bisogno dei treni, abbiamo bisogno degli aerei, abbiamo bisogno di risposte, non possiamo stare qui ad aspettare che passi, ci sono i suoi cittadini che hanno bisogno di aiuto, e invece che rispondere “ chiudiamo tutto” dovrebbe preoccuparsi di come rendere sicuro e fattibile il viaggio, che le assicuro ridurrebbe anche i rischi per la salute. Non è il tempo di farne questioni di principio, non è il tempo di tenere linee dure per dare segnali: è tempo di empatia, di solidarietà e di diritti, e non solo quando dobbiamo farci belli per ringraziare medici e infermieri. Quindi la prego di alzarsi in piedi e garantirmi il diritto a rivedere i miei genitori, a stare sotto il sole della mia regione, a godere dei tramonti della mia città, la prego di restituirmi i miei diritti, perché se non lo farà, non sarà certo colpa del virus ma solo colpa sua.

Cordiali saluti

G.N.

Una siciliana”

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