di Fabio Pace
È morto all’età di 95 anni, dopo un infortunio che lo ha costretto prima ad una operazione e poi a una degenza ospedaliera, il libraio trapanese Ciccio Avila. La sua libreria in corso Vittorio si chiamava “Best Seller” ma pochi facevano riferimento a quella denominazione perché per tutti era, è, e sarà “da Ciccio Avila”. Lettore colto egli stesso, era un grande appassionato di storia, meridionalista convinto. La sua libreria è stata per anni una sorta di salotto culturale dove era possibile sfogliare edizioni rarissime, grandi classici, collane prestigiose, libri ormai fuori commercio, e insieme intrattenersi in lunghe e oziose discussioni tra avventori e con Ciccio. Inutili ai fini pratici, cibo per la mente e per l’anima per chi ha conosciuto l’affabilità e la ruvida socievolezza di Ciccio Avila. Generazioni di trapanesi hanno costruito il loro sapere letterario acquistando i libri da Ciccio Avila. Nella parte finale della sua carriera di libraio ha scelto la strada della conservazione. Ha rifiutato di fare entrare nella sua libreria prodotti editoriali di scarsa qualità, gli instant-book, le collane meno prestigiose. Un po’ per pigrizia, un po’ per un atteggiamento snobistico verso una cultura che stava mutando pelle, più superficiale, meno attenta alle fonti, anche letterarie. La sua libreria (una delle poche dove ancora si poteva avvertire il profumo dei volumi, osservare l’eleganza delle rilegature, apprezzare al tatto la qualità della carta, coglierne le sfumature dal bianco al paglierino) era divenuta negli ultimi anni una sorta di attrazione turistica, sia per l’aspetto rigoroso, più simile a una biblioteca che a un negozio di libri, sia perché i volumi sulla Sicilia e su Trapani che ancora si potevano trovare in quegli scaffali erano di per sé una sorta di monumento alla cultura cittadina. Più volte ha ricevuto anche la visita di studenti universitari alla ricerca di testi introvabili e in una occasione anche una comitiva di studenti in Erasmus, affascinati da questo antro della cultura che erano la libreria e la persona di Ciccio Avila. Mancherà a questa città, Ciccio Avila, stanco condottiero di mille battaglie senza averle mai combattute, sembra di vederlo nei panni di un novello Enrico V arringare i suoi amati e amabili clienti, gli ultimi rimasti soprattutto per un profondo senso di amicizia: «Noi felici, pochi. Noi manipolo di fratelli: poiché chi oggi… si abbevera alla fonte della cultura… con me sarà mio fratello, e per quanto umile la sua condizione, sarà da questo giorno elevata» (ci perdoneranno i cultori di Shakespeare per aver saccheggiato e riformulato in parafrasi il discorso di San Crispino, ma Ciccio Avila lo meritava). La camera ardente è allestita presso la sala del commiato della Onoranze funebri Occhipinti, i funerali di Ciccio Avila saranno celebrati domani mattina con inizio alle ore 10.30 presso la Cattedrale di San Lorenzo.
(la foto di copertina è di Giovanni Picuti dal suo album su flickr)