Quattro condanne e due assoluzioni. Si è concluso con questa sentenza il processo, innanzi al tribunale di Trapani, contro una banda specializzata in rapine con sequestro di persona e furti ai bancomat, sgominata dai carabinieri. La pena più pesante, 17 anni e tre mesi, è stata inflitta a Pio Cappelli, originario di Napoli, ma residente a Erice e a Baldassare Grassa di Salemi. Quattro anni e 9 mesi per Pietro Tranchida, residente a Fontanasalsa.
Cinque anni e 9 mesi per Giuseppe Culcasi di Erice. Assolto con formula piena Ivan Randazzo, originario di Milano ma residente a Trapani, assistito dall’ avvocato Agatino Scaringi. Il Pm aveva, invece, chiesto 13 anni di carcere. Assolto anche Giuseppe Galazzo di Lampedusa.
Tra le vittime del sodalizio, smantellato dai carabinieri nel 2021, anche i coniugi Salone la cui villa, alle pendici di Erice, venne assaltata nel 2019. I banditi fecero irruzione nottetempo. I coniugi, entrambi medici e genitori dell’ex consigliere comunale Francesco Salone, stavano dormendo e sono stati svegliati dai rumori. I malviventi hanno bloccato Paola Maltese, ginecologa al Sant’Antonio Abate, legandola con delle fascette e narcotizzandola.
Poi hanno puntato la pistola contro il marito Renato Salone, ex chirurgo in pensione, intimandogli di aprire la cassaforte. Il medico ha detto loro che la chiave era custodita in una cassetta di sicurezza, ma i rapinatori sono fuggiti con la cassaforte dopo averla scardinata. Dentro, una pistola, preziosi e denaro contante. Del commando avrebbero fato parte Francesco Paolo Cammareri detto “Ciccio U Pummaroro”, deceduto poi in carcere, giudicato in separata sede e condannato a 14 anni di reclusione, nonchè Pio Cappelli e Baldassare Grassa. Per gli investigatori al “colpo” avrebbe preso parte anche Pietro Tranchida. Il tribunale, però, lo ha assolto da questo campo di imputazione. “Ciccio U Pummaroro” venne arrestato dalla polizia. A tradirlo sarebbe stata una sigaretta tenuta in bocca e non fumata durante la rapina rinvenuta dagli agenti della Squadra Mobile che tramite il Dna sono riusciti a risalire a Cammareri già noto alle forze dell’ordine.