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I luoghi della quarantena. Riaprire il Serraino Vulpitta?

Per la consigliera trapanese Garuccio ipotesi praticabile e soluzione a vicissitudini come quella di Mario.

di Fabio Pace

Riaprire il Serraino Vulpitta da utilizzare come luogo di ospitalità per le persone che devono stare in quarantena e non hanno una abitazione in cui andare. Sono moltissime, infatti, le persone che, auto-dichiaratesi o meno, da un mese a questa parte, hanno trascorso la quarantena in ambienti ristretti insieme ai propri familiari con cui hanno condiviso un solo bagno in contrasto con le indicazioni igienico sanitarie fino ad oggi diffuse. Da settimane, inascoltata, la consigliera Anna Garuccio avanza alla amministrazione comunale la proposta di aprire il Serraino Vulpitta (interloquendo con la Regione Siciliana) come struttura pre e post ricovero Covid 19. Anche la Regione Siciliana ha ipotizzato l’uso delle ex IPAB o degli alberghi (lo ha ribadito Musumeci in più occasioni). In quest’ultima direzione s’è pronunciato anche Antonio Marino, presidente di Federalberghi Trapani. Intanto però, mentre la politica prende tempo per decidere, i casi concreti si palesano in tutta la loro urgenza. Da un paio di giorni Mario (nome di fantasia), un trapanese giunto da Torino dopo aver perso il lavoro, dorme in un garage. Separato dalla moglie è impossibilitato a condividere con lei un piccolo appartamento; né può stare a casa della figlia che ha una bimba di pochi mesi. L’unica soluzione trovata per Mario, con l’aiuto di diverse persone, un garage senza bagno, senza un lavandino, senza acqua per potersi lavare. Il caso di Mario è stato segnalato ai servizi sociali del Comune di Trapani, ma la soluzione non è stata trovata. Mario è disposto a pagare un affitto ma nessuno gli ha aperto le porte, se non una struttura extralberghiera che però gli consegna le chiavi dell’appartamento solo oggi pomeriggio (1 aprile). Altri casi simili non sono infrequenti. Si tratta per lo più di lavoratori che hanno perso l’impiego e rientrano a casa. La vicenda registra il ritardo con cui la Regione Siciliana s’è mossa in questa direzione e l’impossibilità per i comuni, capoluogo in testa, di supplire con proprie strutture di accoglienza da dedicare a quarantena separata dal nucleo familiare. Nel caso specifico la soluzione è stata trovata (prima di trasferirsi accompagnato dalla Polizia Municipale Mario sarà visitato), ma quanti altri casi simili ci sono, si chiede la la consigliera Anna Garuccio? Perché non utilizzare gli ex Ipab? Perché perdere quasi un mese di tempo (già l’8 marzo scorso il DPCM prevedeva perfino la requisizione di alberghi? Perché mettere tante famiglie nelle condizioni di convivere, a rischio di contagio, con chi rientrava dalle zone rosse?

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