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“La salute non può attendere”: l’indagine di Federconsumatori

di Valeria Marrone

La situazione sanitaria in Sicilia è emblematica delle criticità che affliggono il Sistema Sanitario Nazionale italiano. Il monitoraggio nazionale sulle liste di attesa, realizzato da Federconsumatori dal titolo la “Salute non può attendere” evidenzia ritardi, disparità e mancanza di trasparenza. Problemi comuni a molte regioni italiane, ma che in Sicilia assumono proporzioni particolarmente gravi.
Un esempio lampante è rappresentato dall’ASL di Messina, dove i tempi di attesa per una visita endocrinologica in classe B possono raggiungere i 612 giorni. Situazioni analoghe si riscontrano per altre visite specialistiche, come quella pneumologica, con 354 giorni di attesa, e l’ecografia all’addome, con 545 giorni di attesa.
La carenza di personale e i tagli alla sanità hanno prodotto ritardi significativi e disservizi, mentre i costi di produzione dei servizi continuano a salire. Questo aggrava le disuguaglianze economiche, sociali e territoriali, condizionando l’accesso alle cure. Inoltre, la mancanza di trasparenza e di un monitoraggio adeguato dei dati impedisce una valutazione precisa della situazione e l’adozione di misure correttive efficaci.
A livello nazionale, solo tre regioni (Toscana, Emilia-Romagna e Umbria) hanno migliorato i tempi di attesa nel primo quadrimestre del 2024 rispetto all’anno precedente. Al contrario, regioni come Lazio, Puglia e Veneto hanno registrato un peggioramento. Soffre di attese critiche anche la Lombardia: l’attesa per un ecodoppler cardiaca può arrivare a 735 giorni all’Ospedale di Magenta. Il report di Federconsumatori, pubblicato qualche giorno fa, dipinge un quadro allarmante di un paese in affanno da Nord a Sud. Le Regioni del Mezzogiorno e delle Isole mostrano un aggravamento delle emergenze strutturali nella sanità. Le “liste bloccate”, le “agende chiuse” e la carenza di monitoraggio sono solo alcuni dei problemi che acuiscono il fenomeno delle liste di attesa.
In Sicilia, il governo regionale sta cercando di correre ai ripari con un accordo tra Regione e privati convenzionati, destinando 310 milioni di euro per potenziare l’offerta delle prestazioni ambulatoriali nel 2024. Nonostante questo sforzo, il presidente della Regione Renato Schifani si trova in contrasto con altri governatori che criticano la mancanza di concertazione e di coperture finanziarie adeguate.
La necessità di un intervento deciso e coordinato a livello nazionale è evidente. L’autonomia differenziata rischia di ampliare ulteriormente il divario tra le regioni, spostando parti del SSN verso il privato e aumentando le disuguaglianze soprattutto fra chi economicamente è più stabile. La trasparenza e la standardizzazione dei monitoraggi aziendali sono cruciali per affrontare efficacemente il problema delle liste di attesa e garantire un accesso equo alle cure per tutti i cittadini italiani.

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