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Confimprese Sicilia: In Sicilia niente Fondi Antiusura

Con una lettera inviata al Presidente della Regione Sicilia Onorevole Senatore Renato Schifani, all’Assessore Regionale alle Attività Produttive Onorevole Dottor Edmondo Tamajo, all’Assessore al Bilancio Onorevole  Avvocato Marco Falcone, al Presidente dell’ Assemblea Regionale Sicilia Onorevole Dottor Gaetano Galvagno, al Presidente Terza Commissione A.R.S. Onorevole Dottor Gaspare Vitrano, al Presidente Commissione Bilancio Onorevole Dottor Daidone Letterio Dario ed ai signori Prefetti dell’Isola, Confimprese Sicilia ha segnalato l’iniqua ripartizione dei Fondi Antiusura previsti dall’articolo 15 della legge 108/96.

La delibera della Corte dei Conti.

“L’usura, come evidenziato dalla sezione centrale di controllo  
sulla gestione delle amministrazioni dello Stato della Corte dei Conti con deliberazione 27 giugno 2022, n. 15/2022/G – ha dichiarato il coordinatore regionale di Confimprese Sicilia Giovanni Felice – è un’attività illecita che dà ampi spunti di riflessione. La Corte, tra gli altri, ritiene che “l’usura è diffusa in tutta Italia, anche se il fenomeno risulta più marcato nel Mezzogiorno”. ed è un reato che nella maggior parte degli episodi continua a rimanere sommersa perché approfitta e si svolge in situazioni di  solitudine, isolamento,  riservatezza, non condivisione del problema vissuto”.

Ma c’è di più. “Nella stessa delibera – evidenzia Giovanni Felice- emerge che la frontiera più preoccupante è quella gestita dalla criminalità organizzata, che utilizza il prestito usurario per riciclare il denaro ed estendere il proprio controllo sul tessuto economico. Si tratta di un fenomeno particolarmente grave, perché le sue conseguenze mettono ancora di più in pericolo la possibilità di sviluppo e di benessere di vaste comunità.

Il fenomeno  riguarda anche e in grande misura le realtà imprenditoriali.  “In questo caso, è agevolato dalla capacità degli appartenenti a sodalizi criminali di offrire denaro inizialmente a condizioni ragionevoli a soggetti che non riescono ad accedere, o quantomeno a farlo velocemente, al credito legale; da qui l’impiego dell’usura quale grimaldello per entrare nel mondo economico: dall’immissione di “soldi sporchi” nell’economia legale all’ “esproprio” delle imprese, poi utilizzate, a loro volta, per fare riciclaggio e clientela”. Inoltre “la Direzione Investigativa Antimafia ha ribadito, in un passaggio della propria relazione semestrale al Parlamento (24 febbraio 2021) dedicato alle problematiche criminali connesse all’emergenza Covid-19, come “le organizzazioni mafiose tenderanno a consolidare sul territorio, specie nelle aree del Sud, il proprio consenso sociale, attraverso forme di assistenzialismo da capitalizzare nelle future competizioni elettorali. Un supporto che passerà anche attraverso l’elargizione di prestiti di denaro a titolari di attività commerciali di piccole-e medie dimensioni, ossia a quel reticolo sociale e commerciale su cui si regge l’economia di molti centri urbani, con la prospettiva di fagocitare le imprese più deboli, facendole diventare strumento per riciclare e reimpiegare capitali illeciti”.

Questo caveat era già stato espresso nella precedente relazione della DIA concernente il II semestre 2019.”

Inoltre, la già menzionata Deliberazione 27 giugno 2022, n. 15/2022/G della sezione centrale  di controllo sulla gestione delle amministrazione dello Stato della Corte dei Conti che, soffermandosi sul rapporto Svimez per il 2020 afferma che “vi è un significativo riferimento alla diffusione del fenomeno (usura) e che “ora in Italia c’è un problema che rende l’accesso al credito illegale quasi una necessità. Infatti, a differenza del resto d’Europa, c’è una massa ampia di famiglie e PMI escluse dal credito. In questo quadro, allora, è riduttivo parlare di usura; è più opportuno parlare di credito malavitoso che non necessariamente può avere tassi di interesse alti, non lontani da quelli richiesti e che in situazioni di difficoltà, per la sua celerità, per l’immediatezza della disponibilità concorre con il sistema creditizio legale”.

Da qui, le conclusioni. “I contenuti della relazione- insiste il coordinatore regionale di Confimprese Sicilia– danno la dimensione, la pericolosità e la penetrazione dell’usura nel sistema economico meridionale e sicuramente in quello siciliano. A fronte di tutto ciò oltre all’opera di repressione, uno strumento essenziale è il fondo antiusura previsto istituito dall’art. 15 della legge n. 108 del 1996 che, attraverso il sistema dei Confidi, garantisce il finanziamento alle aziende a rischio usura”.

I dati del MEF gestore del Fondo Antiusura

Secondo Confimprese Sicilia “ i dati delle somme erogate, sembrano smentire queste analisi in quanto la Sicilia, praticamente, non partecipa alla redistribuzione delle risorse. Infatti, in Sicilia, arriva solo il 2 per cento delle somme stanziate per i Consorzi di Garanzia ed il 5 per cento dei contributi destinati dal fondo nazionale alle famiglie.

Una sintetica analisi

“Ciò che colpisce maggiormente – evidenzia Felice- è la differenza con le altre Regioni, ma allo stesso tempo questa differenza mette a nudo il motivo di tale atto discriminante e penalizzante per le imprese Siciliane. Il Veneto nel 2022 ha ricevuto stanziamenti per euro 2.857.969,54 pari al 19 per cento  dell’intera dotazione e residui per  euro 1.527.632,26 di residui pari al 18 per cento dell’intera cifra residuale degli anni precedenti e quindi nel 2022 ha avuto una disponibilità pari ad  euro    4.385.602,80 da utilizzare per l’anno 2022, 10 volte maggiore di quella della Sicilia”.

Quali i motivi? “La prima risposta a questa situazione potrebbe essere la vivacità economica maggiore del Veneto rispetto alla Sicilia- riflette il coordinatore di Confimprese Sicilia – ma nella stessa situazione del Veneto si trova ad esempio l’Abruzzo che, con tutto il rispetto, non presenta né la stessa pericolosità ambientale né tantomeno una maggiore presenza produttiva.

La causa principale di tale malfunzionamento è determinata dalle modalità di erogazione- spiega il coordinatore regionale di Confimprese Sicilia- in quanto avviene attraverso i Consorzi di garanzia fidi che in Sicilia sono 2/3 e gestiscono il Fondo Antiusura (ed in qualche anno sono solo uno), mentre in Veneto sono nove ed in Abruzzo 10”.

La proposta

Ad avviso di Confimprese Sicilia deve aprirsi un tavolo con i Consorzi di garanzia per capire le ragioni della loro assenza nel campo dell’antiusuraed avviare nei loro confronti una azione di moral suasion, visto che molto spesso la Regione interviene a sostegno di questo importante strumento per lo sviluppo del territorio, ed inoltre trovare strumenti e risorse aggiuntive magari con l’istituzione di un fondo di rotazione.

Situazione analoga vive la Sicilia in materia di sostegno ai privati in quanto nel territorio operano solo due fondazioni una a Palermo, l’altra a Messina.

“I dati riportati – ricorda il coordinatore di Confimprese Sicilia Giovanni Felice – sono quelli elaborati dal Fondo Antiusura Nazionale e non penso ci sia da aggiungere altro sulla pericolosità della situazione considerate le autorevoli fonti delle notizie prima esposte, il MEF e la Corte dei Conti. E’ per questo motivo che chiediamo ai destinatari della nostra missiva un autorevole riscontro sul tema proposto, auspicando un momento di confronto che veda il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati”.

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