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Elezioni, l’assessore Petralia scrisse al segretario Letta

Un mese prima del voto in una lettera riservata che oggi ha deciso di rendere pubblica.

A urne chiuse l’assessore al Comune di Palermo Paolo Petralia ha voluto diffondere una lettera che, da militante del PD, invio al segretario Enrico Letta un mese prima delle elezioni. Per Petralia, il risultato è stato sostanzialmente positivo. Sia per l’asse PD-M5S che rispetto alle varie candidature unitarie del centrosinistra. Con delle eccezioni rilevate nella lettera inviata al segretario che confermano -per l’assessore- un principio semplice ma non scontato: la pluralità è un valore che va difeso e che è naturale in un partito di massa. Tuttavia, per Petralia, la pluralità si scontra con le ambiguità, perché gli elettori ed i giovani iscritti saranno più difficilmente disposti a difendere le ambiguità, mentre sarebbero pronti a rivendicare il valore della pluralità. Di seguito la lettera inviata al Segretario Enrico Letta dall’assessore al Comune di Palermo:

“Caro Segretario, tempi fin troppo complessi per portare la riflessione sui posizionamenti locali, sulla linea delle alleanze, sulla prospettiva della classe dirigente da creare, formare e accompagnare. O forse è proprio il momento giusto. Sono iscritto al Partito Democratico da circa due anni, ho 28 anni e dal giorno dell’iscrizione mi pongo – più o meno – sempre le stesse domande. La pluralità, il ruolo delle correnti e le differenze interne sono per molti osservatori un elemento di “limite” alla crescita del partito, perché creano ambiguità, divisioni e confondono i cittadini, elettori e non. Tuttavia, credo che queste caratteristiche ormai strutturali del partito compongano, o possano comporre, un vero nucleo di grande dialettica politica, non solo per la crescita del partito, ma anche del Paese in tutte le sue componenti, nazionali, regionali e locali. È fin troppo semplice accusare il PD di correntismo o di eccessiva pluralità; io dentro questo partito voglio starci e rimanerci, ma dobbiamo avere chiarezza almeno noi giovani iscritti. La pluralità è un valore, come spiegavo sopra, ma non può e non deve coincidere con l’arbitrio nelle scelte politiche – dalle alleanze alle posizioni ideologiche a macchia di leopardo – o, peggio, con l’ambiguità alla quale siamo perennemente esposti. Perché, per chiarezza, siamo tutti esposti all’ambiguità di scelte territoriali che ci vedono correre al fianco di Fratelli d’Italia (a Calatafimi) o di assessori del Governo Musumeci (Alcamo). Sono consapevole che le scelte di opportunità elettorale derivino nella maggior parte dei casi da elementi di valutazione territoriale, e che quindi a Roma possa sfuggire qualcosa. E nel nostro Paese non è facile tenere una lente su tutte le realtà territoriali, data la moltitudine novecentesca dei comuni, figuriamoci in Sicilia dove addirittura ne nascono di nuovi. La staticità delle valutazioni elettorali, però, rischia di scontrarsi con la credibilità del partito verso l’opinione pubblica, perché – credo sia intuitivo – è davvero difficile chiedere alle ragazze e ai ragazzi di entrare nel PD o, in taluni casi, di rimanerci. Certo è difficile anche per questioni molto più grandi, dal Venezuela all’Afghanistan, ma non ho la pretesa di affrontarle in questa lettera. Il partito, il suo ruolo nella società, la linea politica, sono drasticamente cambiati nel corso degli ultimi trent’anni. Non si ha, infatti, alcuna velleità di chiedere un controllo tentacolare su tutte le scelte territoriali del Partito Democratico, e nemmeno ci si aspetta che possa ritornare una formazione giovanile che possa far maturare gradualmente una nuova classe dirigente dei prossimi anni, che ad oggi non c’è e non si sta costruendo. Prevalgono largamente gli equilibri ereditati negli anni, resiste un modello di organizzazione, ormai l’ultimo nel panorama italiano, che oggi potrebbe ritrovare vitalità con le Agorà Democratiche. Lei ha messo sul piatto diversi temi legati ai giovani, dalla dote al voto ai sedicenni. Si è anche circondato di giovani nel suo staff, e in questi anni ha vissuto le nuove generazioni da vicino nel percorso universitario. Con questa lettera provo solamente ad aggiungere un ulteriore tema legato ai giovani che stanno nel partito e fuori. Oltre alla necessarietà della costruzione di una classe dirigente, forse sarebbe importante riprendere anche una linea politica più chiara rispetto ai temi del nostro tempo, ma anche rispetto alle tante rappresentazioni del partito nei contesti territoriali. Tantissime ragazze e ragazzi che credono in questo partito vogliono orgogliosamente andare avanti su diverse battaglie di civiltà e di giustizia nel nostro paese, da quella ambientale alla transizione digitale, fino alla giustizia per dirne alcune. Ma, caro Segretario, a volte risulta davvero difficile difendere le scelte di posizionamento di questo partito. Me ne rendo conto, è impossibile intervenire in tutti i contesti territoriali, ma per me – non vorrei risultare generalista – è davvero complesso spiegare perché siamo in coalizione con Fratelli d’Italia o con un assessore del Governo Regionale del Presidente Musumeci.
Credo che i giovani siano già prontissimi a difendere la dialettica politica e la pluralità, ma, parlo per me, io non sarò pronto a difendere le ambiguità.”

Paolo Petralia Camassa

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