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Ruggirello, le motivazioni della condanna

Depositate nei giorni scorsi dal Tribunale di Trapani le motivazioni della sentenza sull’ex deputato regionale

“Il movimento Articolo 4 – in provincia di Trapani – è stato lo strumento idoneo a garantire l’ingresso nelle istituzioni di soggetti graditi alla consorteria mafiosa  e, in ultima analisi, a incrementare seriamente le possibilità di Cosa nostra di influenzare lo svolgimento della vita politica democratica”.

Lo scrivono nero su bianco i giudici della sezione penale del Tribunale di Trapani, nelle oltre cinquecento pagine di motivazioni della sentenza Scrigno, che ha condannato lo scorso 12 aprile, tra gli altri, l’ex deputato regionale Paolo Ruggirello per concorso esterno in associazione mafiosa.

L’accusa aveva chiesto una condanna a venti anni di carcere. Il politico trapanese, eletto per tre legislature all’Assemblea Regionale Siciliana, per i magistrati “nel corso della propria carriera politica ha potuto contare sul consenso elettorale fornito da autorevoli esponenti di Cosa Nostra trapanese, fra cui il pacecoto Filippo Coppola, il mazarese Michele Accomando, i campobellesi Giovanni Buraci, Vincenzo La Cascia e Filippo Sammartano e i trapanesi Pietro e Francesco Virga”. Tuttavia, “gli scambi di favori tra l’imputato e la mafia – si legge nelle motivazioni – non costituiscono elementi indiziari sufficienti per ritenere Ruggirello stabilmente inserito nel consesso di Cosa Nostra”.

Il politico trapanese venne eletto la prima volta all’Assemblea Regionale siciliana con il Movimento per le Autonomie, nel maggio 2006 con quasi 11 mila voti per poi essere riconfermato due anni dopo e tornare a Palazzo dei Normanni nel 2012 con la lista “Nello Musumeci presidente”. L’anno successivo, durante la legislatura, transitò in “Articolo 4” e infine nel Partito Democratico dopo poi non venne confermato risultando terzo dietro Giacomo Tranchida e Baldo Gucciardi. Ma è sul movimento autonomista che si concentrano i passaggi più salienti del documento. I rapporti tra l’ex deputato regionale ed esponenti delle cosche del trapanese risalirebbero al 2001.

I giudici ricordano che “il legame con la politica è da sempre elemento caratterizzante dell’attività e dell’esistenza stessa delle cosche: il condizionamento del sistema democratico costituisce uno dei fini ‘istituzionali’ dell’associazione mafiosa”. Per i magistrati con l’ultima legislatura all’Ars di Ruggirello sarebbe stato accertato “un cambio di passo, caratterizzato dall’aggravarsi della compromissione con Cosa nostra e dalla stipulazione di serissimi accordi politico-mafiosi con importanti esponenti del sodalizio”.

Gli ambienti mafiosi di Castelvetrano “avevano compattamente fornito a Ruggirello pieno sostegno per la sua elezione a deputato di quella legislatura – si legge ancora nel documento – e, più in generale, la consorteria mafiosa aveva offerto il proprio convinto sostegno ad Articolo 4 del quale l’imputato era il leader per la provincia di Trapani”. In cambio di voti, Ruggirello avrebbe consentito l’ingresso nelle istituzioni di persone indicate da Cosa nostra. “Per Ruggirello – scrivono ancora i giudici – Cosa nostra rappresentava lo strumento per il raggiungimento dei propri scopi politici ma, nel contempo, cercava anche di ottenere favori personali”.

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