Primo fine settimana a Trapani all’insegna della Via dei Tesori, iniziativa, in collaborazione con l’associazione Agorà, che per tre week end permetterà di visitare 25 siti, tra chiese, palazzi, torri e monumenti. Questa mattina, nell’ambito del programma, si è anche tenuto il primo tour per il centro storico della città. A fare da Cicerone, l’architetto Luigi Biondo, direttore del Museo Riso di Palermo che fino a qualche mese addietro ha guidato il Polo regionale per i siti culturali, oltre che del Museo Popoli di Trapani. Biondo, profondo conoscitore della storia della città e dei suoi monumenti, a cui ha dedicato anni di studio e lavoro, ha guidato un numeroso gruppo per le strade del centro storico, in un percorso tra i misteri e le leggende di Trapani. Accompagnando tutti i presenti in un viaggio sensoriale alla scoperta delle bellezza e del grande patrimonio della città falcata. Aprendo uno scrigno carico di “trapanisità”. Dalle origini per arrivare “quasi” ai giorni nostri.
Il tour è partito da Torre di Ligny, guardando il mare al largo di Capo Grosso che fu teatro della Battaglia delle Egadi. Lo scontro tra Romani e Cartaginesi che segnò la storia nel Mediterraneo. La passeggiata è poi continuata verso la chiesa di San Liberale, conosciuta anche come la chiesa degli innamorati, per poi proseguire verso le mura di Tramontana, il bastone Conca e la “marina piccola” da dove partivano le barche coralline. Il gruppo con in testa Luigi Biondo, nei panni di “Cicerone” e ottimo narratore, si è quindi addentrato tra i segreti del centro storico. Con le sue leggende. I miti. E tutto il bagaglio di conoscenza che è stato tramandato dalla tradizione orale. Oltre che dai documenti arrivati ai giorni nostri. Un patrimonio che fa di Trapani davvero la città delle meraviglie, dove ogni scorcio racconta storie su storie in un “viaggio” sensoriale che abbraccia tutto il Mediterraneo, da Gerusalemme al Nord Africa, per poi passare da Pisa e Genova arrivando fino alla Francia ed alla Spagna. Tra re e viceré. Pirati e Templari. Artigiani e pescatori. Preti e commercianti. Schiavi e padroni. E poi ci sono loro, le indiscusse protagoniste di questa lingua di terra circondata dal mare. E dentro il mare. Loro, le tante donne che hanno segnato questa terra vocata alla fertilità ed alla fecondità. Da Cerere a Venere per arrivare alla Madonna di Trapani passando per tutte le Sante a cui sono state erette chiese su chiese. A volte pure l’una accanto all’altra come per Santa Lucia e Sant’Anna. Praticamente attaccate. E ad un tiro di schioppo dalla vicina chiesa dell’Epifania. Con il convento che fu dei cappuccini. E poi c’è quell’intreccio di odori e profumi. Di cupole colorate e strette stradine. Palazzi sfarzosi e piccole abitazioni. Di crocifissi miracolosi e statue con lo sguardo rivolto ovunque. Qui tutto si mescola. Come gli stili architettonici. I mestieri. I volti. Le parole. Le tradizioni. La storia, rimasta impressa nelle testimonianze lasciate sui muri della città dalle genti arrivate dal mare e che qui si son fermate. Lasciando traccia e portando qualcosa che ha contributo a creare arricchimento. Nella cultura come nella gastronomia. Nell’edilizia come nell’organizzazione della comunità trapanese. Sempre con il comune denominatore dell’inclusione. Da qui sono passati tutti. E cristiani, ebrei musulmani vivano e lavoravano assieme in una lingua di terra di poco più di due miglia per lato. Con i simboli di popoli e culti diversi che si intrecciano in perfetto equilibrio tra di loro come nel rosone di Sant’Agostino. Come in tutti gli altri dettagli che si incontrano percorrendo le vie del centro storico con lo sguardo rigorosamente all’insù. Sol così si incontreranno palazzi con leoni col cappello sulla testa, strane statue sulle chiese per cacciare gli spiriti maligni ed un volto di un imperatore con tanto di corona sul capo. Questo e tanto altro ancora è la Trapani da scoprire.
Mario Torrente