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Fazio-Dolce, una vicenda infinita

In Appello l’ex sindaco condannato ad un risarcimento di 10 mila euro. L’ex presidente della Sau ne aveva chiesti 200 mila.

La prima sezione civile della Corte d’Appello di Palermo, riformando parzialmente la sentenza del 2016 emessa dal Tribunale di Trapani, ha condannato l’ex sindaco Girolamo Fazio al risarcimento dei danni “morali” nei confronti dell’ex presidente della Sau, partecipata per i trasporti oggi divenuta Atm, Vito Dolce, oltre al pagamento delle spese processuali assieme al Comune di Trapani, anch’esso chiamato in causa dall’appellante. A rivolgersi al Tribunale Civile era stato lo stesso Dolce dopo la condanna nei confronti dell’ex primo cittadino, ormai definitiva, per violenza privata, ridotta in appello e sostituita ad una multa di 1500 euro, escludendo, comunque, qualsiasi pena accessoria. Il procedimento penale scaturì dopo uno strappo tutto interno a Forza Italia che coinvolse l’allora amministratore delegato dell’Ato Rifiuti, Vincenzo Scontrino, vicino a Peppe Maurici – a quel tempo parlamentare regionale berlusconiano ed oggi sparito dai radar della politica dopo la sconfitta nella corsa per Palazzo D’Alì nel 2012 con “la meteora” Vito Damiano – ed, appunto, l’ex presidente della Sau Vito Dolce, un tempo fedelissimo al Senatore d’Alì – ancora impelagato nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa dopo oltre 10 anni di procedimento giudiziario…- che sarebbe stato minacciato di revoca, poi effettivamente avvenuta, da Fazio. Una armata che sembrava imbattibile viaggiando quasi sempre sul 40% risultando, spesso, “la più azzurra d’Italia”. Ad ogni modo, “dopo la rottura”, la denuncia penale nei confronti dell’ex sindaco – che andò a processo anche per abuso d’ufficio, reato per il quale, tuttavia, venne assolto -, Dolce chiese un risarcimento di 200 mila euro; per Fazio ed eventualmente in solido per l’amministrazione. 

Il Tribunale di Trapani, però, aveva rigettato tutte le richieste di Dolce che ricorse in appello. Lo scorso 4 ottobre, infine, il Presidente Antonino Di Pisa con il consigliere relatore Alida Marinuzzi hanno riformato parzialmente la sentenza di primo grado; nel pronunciamento, i giudici palermitani hanno anche “manlevato” il Comune di Trapani. La Corte d’Appello, infatti, ha accolto la domanda presentata dal legale dell’amministrazione comunale “perchè nell’ipotesi di responsabilità per illecito sancita dal Codice Civile, il committente, una volta risarcito il danno al terzo, può agire in regresso nei confronti del proprio funzionario quale unico autore del fatto”. L’ex parlamentare regionale, quindi, è stato condannato “al risarcimento dei danni in favore dell’appellante liquidate in 10 mila euro” e circa 9 mila euro per spese di giustizia varie fra primo e secondo grado. I giudici hanno escluso, invece, qualsiasi danno patrimoniale richiesto dall’appellante “perchè il motivo è infondato.” Da parte sua, l’ex sindaco, raggiunto dalla nostra redazione, ha voluto sottolineare come la vicenda fosse generata “non per tutelare un suo interesse personale bensì quello di tutti i trapanesi, come evidenziato nella stessa sentenza penale. Prendo atto – continua Fazio – che il giudice d’appello, contrariamente a quello di primo grado, abbia ravvisato una responsabilità che il primo giudice ha escluso. Vedremo a questo punto – conclude l’ex primo cittadino – come si pronuncerà la Suprema Corte.” Insomma, a 20 dai fatti non è stata scritta la parola fine a questa brutta pagina di politica e con tempi di giustizia che, ancora una volta qualora ce ne fosse mai di bisogno, dimostrano tutta la loro inadeguatezza e la necessità di una profonda riforma per tutelare i diritti del cittadino. Quale che sia il suo ruolo nel processo. 

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