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Restituiti i beni a Morace

Il dissequestro era stato per oltre 10 milioni di euro. Lo ha deciso il Tribunale di Palermo.

Il 23 giugno la sezione Misure di prevenzione del Tribunale di Palermo ha notificato il dissequestro per oltre 10 milioni di euro agli armatori Vittorio ed Ettore Morace. Per il Presidente Raffaele Malizia, dunque, non sarebbero stati il provento di alcun accordo corruttivo. Vari beni del patrimonio di padre e figlio, fra i quali azioni della Liberty Lines, erano stati bloccati nell’ambito dell’inchiesta “Mare Monstrum” del maggio 2017.  Per i PM, i Morace avrebbero ottenuto dalla Regione Siciliana, tramite l’allora dirigente dell’assessorato regionale ai Trasporti, Salvatrice Severino, un bando su misura per potersi aggiudicare il servizio di trasporto marittimo sulle isole. Per l’accusa, gli armatori avrebbero intascato illegittimamente oltre 10 milioni euro a titolo di compensazioni per corse mai effettuate per cause di forza maggiore (in particolare per le avverse condizioni meteo marine). Sempre secondo la Procura, questo sarebbe stato possibile perché la dirigente – in cambio di regali e anche dell’assunzione della figlia nella compagnia di navigazione – non avrebbe previsto alcun specifico meccanismo di recupero della parte delle somme relative a costi mai sostenuti (come carburante, lubrificante e gli scali).  La difesa, composta dagli avvocati Marco Siragusa, Sergio Monaco, Alfonso Furgiuele, Giovanni Di Benedetto, Lorenzo Contrada e Fabrizio Biondo, tuttavia,  è riuscita a dimostrare con la sua tesi difensiva che intorno al 2008 in nessun contratto stipulato dalla Regione e dal ministero dei Trasporti con altre compagnie marittime (Snav, Traghetti delle Isole, ecc…) sarebbe stato previsto un simile meccanismo. Per questo il collegio composto anche da Ettorina Contino e Vincenzo Liotta ha respinto tutte le richieste dell’accusa, compresa quella di applicare una misura di sorveglianza personale. Ma è stato proprio questo elemento – scrivono i giudici – che non consente di affermare che la “Severino, nell’esercizio della sua discrezionalità, abbia omesso volutamente di prevedere meccanismi di recupero delle compensazioni per le corse omesse, perché a ciò indotta dall’intento di avvantaggiare il corruttore Morace, e non si sia piuttosto mossa nel solco di una prassi pur illegittima e censurabile, ma a quel tempo seguita nella sostanziale totalità dei casi analoghi”. Conclude il tribunale: “Ne consegue che nel caso di specie difettano elementi idonei ad individuare nella omessa previsione di meccanismi contrattuali atti ad escludere l’erogazione delle compensazioni per le prestazioni non rese a causa di forza maggiore la causa della condotta corruttiva posta in essere da Morace nei confronti di Severino e, quindi, l’atto contrario ai doveri d’ufficio da costei promesso al Morace in cambio delle utilità ricevute. Pertanto, non può ritenersi accertato che il Morace, attraverso la condotta corruttiva anzidetta, abbia conseguito un profitto illecito in misura corrispondente all’amontare complessivo delle compensazioni relative alle corse omesse per cause di forza maggiore, e quindi pari alla somma di 10 milioni 108.444,65 euro”.

Tornano, dunque, fra gli altri beni, ai Morace disponibilità finanziarie liquide per quasi 2 milioni  mezzo di euro, azioni della Liberty Lines per 5 milioni e mezzo un saldo attivo della compagnia per 526.270,25, un fabbricato di 38 vani, sede della Liberty, di via Serraino Vulpitta ed altri fabbricati dell’azienda, sempre a Trapani, in via Orlandini e Serraino Vulpitta dal valore di un milione di euro.

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