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Beni confiscati: la Fillea Cgil denuncia l’abbandono dei beni confiscati a Tommaso “Masino” Coppola

Lavoratori che attendono da anni il pagamento degli stipendi e immobili abbandonati e depredati con ripercussioni sull’economia del territorio e sull’occupazione. 

E’ una vertenza che si trascina da quasi dieci anni quella della Fillea Cgil di Trapani nei confronti della Siciliana inerti e bituminosi Srl e delle imprese ad essa collegate e confiscate in via definitiva dallo Stato a Tommaso “Masino” Coppola, arrestato nel 2005 e condannato per mafia per aver pilotato appalti per conto del boss latitante Matteo Messina Denaro. Oggi quindici lavoratori dell’impresa del settore lapideo, per lo più famiglie monoreddito, attendono da 18 a 24 mesi di stipendi arretrati oltre al Tfr così come i cinque lavoratori della struttura alberghiera Torre Xiare e i tre della Valderice Costruzioni. Chiusa nel 2013 dall’ Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati, la Siciliana inerti e bituminosi è stata dichiarata fallita dal tribunale nel 2014. “A contribuire al fallimento dell’impresa valdericina – dice il segretario provinciale della Fillea Cgil Enzo Palmeri – sono stati i debiti che altre due imprese, la Sicil Calcestruzzi e la Calcestruzzi Castellammare,  gestite tutte dallo stesso amministratore giudiziario, hanno contratto nei confronti dell’ex impresa di Masino Coppola. Riteniamo che nei confronti delle tre aziende sia stata perpetrata una cattiva gestione che ne ha determinato la chiusura e la perdita di decine di posti di lavoro con pesanti ripercussioni sull’economia del territorio”. La Siciliana inerti e bituminosi non ha, infatti, incassato le produzione del pietrisco fornita alla Sicil Calcestruzzi Srl, per l’importo di 260 mila euro e alla Calcestruzzi Castellammare per circa 20 mila euro. La Fillea Cgil denuncia, inoltre, l’abbandono dei beni confiscati che in tutto,  oltre allo stabilimento della Siciliana inerti e bituminosi, comprendono a Valderice la struttura alberghiera Torre Xiara e quattro villette lasciate incomplete. Impianti elettrici depredati, mezzi meccanici abbandonati e sommersi dall’erba, infissi scardinati e strutture che si vanno deteriorando: sono le fotografie che mostrano lo stato di devastazione in cui versano l’ex cava della Siciliana inerti e bitumisnosi, in contrada Noce a Custonaci, e gli immobili. “I beni – dice il segretario Palmeri – sono stati abbandonati all’incuria del tempo e sono stati depredati di tutto. E’ indispensabile che l’Agenzia nazionale dei beni sequestrati e confiscati trovi una soluzione, che potrebbe essere individuata nella loro vendita, per saldare stipendi e Tfr ai lavoratori e pagare i fornitori”. Intanto, in attesa di un incontro, la Fillea Cgil chiede all’Agenzia dei beni sequestrati e confiscati che vengano corrisposti ai lavoratori il Tfr e alcune mensilità e che intervenga per riutilizzare il patrimonio aziendale confiscato per garantire sviluppo economico e occupazione. 

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