L’associazione Erythros avanza legittimi dubbi sull’intervento di ricostruzione dei fregi liberty della direzione centrale delle Poste di Trapani, in piazza Vittorio Veneto.
di Fabio Pace
Fanno discutere i lavori al palazzo delle Poste di Trapani e la sostituzione di alcuni fregi decorativi. Un intervento che secondo l’associazione Erythros è difforme dal progetto, in particolare la rimozione di alcuni fregi Liberty dallo storico palazzo della direzione delle Poste, realizzato su progetto dell’architetto trapanese Francesco La Grassa tra il 1922 e il 1927. I fregi originari sarebbero stati sostituiti con polistirolo resinato. Una circostanza che, secondo Erithros, «rappresenta l’ennesimo vulnus alla storia, al paesaggio urbano e architettonico, al sentimento di appartenenza, al senso estetico, alla cura di questa nostra città». Erythros, grazie ad un accesso agli atti favorito dalla deputata regionale Valentina Palmeri, ha esaminato il progetto e la relazione tecnica e ha accertato «più elementi di difformità tra la proposta progettuale e l’esecuzione e tra lo spirito conservativo del progetto e la rimozione di elementi lapidei, di sicuro pregio, e certamente di interesse storico architettonico costruttivo, non solo per la foggia e il disegno tipicamente liberty, ma soprattutto per la tecnica costruttiva e di realizzazione frutto delle maestranze locali dell’epoca e quindi signum distintivo di quella generazione di artigiani e carpentieri». Del resto sono gli stessi progettisti e lo stesso titolo della relazione che indicano gli interventi come “restauro conservativo” «…quanto più possibile contenuti secondo i criteri del “minimo intervento”, della sua “reversibilità”, “compatibilità fisico-chimico” con gli antichi materiali». La sostituzione dei fregi, è opinione di Erythros, non è di “minimo intervento”, non è “reversibile”, e certamente il polistirolo non presenta “compatibilità fisico-chimico” con le malte cementizie, e la pietra. Dal canto suo la Soprintendenza ai beni culturali di Trapani con nulla osta ha autorizzato “l’esecuzione delle opere nei particolari, nelle quote e nelle dimensioni conformemente ai grafici approvati”. Specificando che “ogni eventuale variante dovrà essere preventivamente autorizzata al fine di non incorrere nelle sanzioni previste a carico dei trasgressori dal Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio”. La domanda è: trasgressione c’è stata? E se c’è stata, chi ha trasgredito?