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La storia ha già detto tutto

Fascismo e antifascismo. L’ex deputato Rallo ha lanciato il guanto della sfida, il presidente dell’ANPI, Virzì non lo raccoglie:«su cosa dovremmo confrontarci?».

di Fabio Pace

Non ci sarà il richiesto confronto sull’atto amministrativo del Comune di Trapani che subordina la concessione di suolo pubblico alla dichiarazione di antifascismo, che poi avrebbe potuto tradursi in un dibattito su fascismo e antifascismo e sulla attualità di queste due categorie di pensiero. L’ex deputato Michele Rallo, rappresentante storico della destra trapanese, aveva lanciato il guanto della sfida al giornalista e presidente provinciale dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia, Aldo Virzì, che però respinge ogni ipotesi di interlocuzione: «Se ci riferiamo alla delibera del comune di Trapani – afferma Virzì –, sono stati i magistrati di Palermo, ma prima decine di magistrati in tutto il Paese, a sancire anche con sentenza che l’Italia è una Repubblica nata dalla Resistenza che si è data una Costituzione antifascista che tutti siamo obbligati a rispettare. Sarebbe un confronto sul nulla». «Su altri temi – affonda il presidente ANPI – mi permetto di ricordare che questo confronto è stato concluso nel 1945 e che al nostro Paese è costato decine di migliaia di morti, a cominciare dalle migliaia e migliaia di partigiani che hanno dato la loro vita per darci questa Costituzione». Sulla questione amministrativa aggiungiamo due precedenti. Il TAR Lombardia – Brescia (ordinanza 8 febbraio 2018 n. 68) ha ritenuto legittima la delibera della Giunta del Comune di Brescia che per la concessione di uno spazio pubblico sia richiesto di dichiarare di “riconoscersi nei principi e nelle norme della Costituzione italiana e di ripudiare il fascismo e il nazismo”. Più recentemente il TAR Piemonte (sez. II con ordinanza del 18 aprile 2019, n. 447), ha rigettato un ricorso di Casapound ed ha riconosciuto la legittimità del Regolamento comunale che subordina il rilascio di una concessione di suolo pubblico ad una dichiarazione di “antifascismo”. «La richiesta di dichiarare di ripudiare l’ideologia fascista – dicono i giudici amministrativi – non può essere qualificata come lesiva della libertà di pensiero e di associazione, dal momento che se tale libertà si spingesse fino a fare propri principi riconducibili all’ideologia fascista sarebbe automaticamente e palesemente in contrasto con l’obbligo e l’impegno al rispetto della Costituzione italiana; conseguentemente, l’aver subordinato l’accesso agli spazi pubblici all’avversata dichiarazione, seppur in parte ridondante, non può comunque essere considerata contraria alla legge»

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